«L’emergenza predatori in Toscana è diventata insostenibile. Sempre più allevatori sono costretti a subire attacchi dai lupi al proprio gregge: occorrono interventi urgenti e risolutivi per riportare la situazione sotto controllo.
Non è più gestibile una situazione del genere con continui danni alle colture ed agli allevamenti da ungulati, selvatici e predatori. La Regione Toscana deve intervenire con tempestività ed efficacia. Intanto serve un tavolo regionale per arginare la situazione, non possiamo perdere altro tempo». A sottolinearlo è Luca Brunelli, presidente Cia Agricoltori Italiani della Toscana.
Nei giorni scorsi l’ennesimo attacco ad un gregge in un allevamento in provincia di Grosseto, e come sempre di fronte la stessa scena: pecore sgozzate, animali impauriti e non produttivi, danni economici e mesi di lavoro distrutti. «E’ a rischio l’intera pastorizia toscana – ha aggiunto Brunelli -; gli allevamenti devono essere tutelati e gli imprenditori devono essere risarciti; in futuro non avremo più il pecorino toscano, se questa situazione continua».
E a poco servono i cani da guardiania, come testimonia Massimiliano Ottaviani, allevatore (e presidente Gie settore ovini), che pur avendo 13 cani, ha subito 3 attacchi con la perdita di oltre 30 capi, solo negli ultimi mesi.
«Oggi si salvano solo le pecore che sono sempre rinchiuse – sottolinea Ottaviani – perché malgrado i miei 13 cani, il numero dei predatori è fuori controllo e questi sono sempre più audaci e violenti. I cani da guardiana richiedono grande impegno per essere governati, ed hanno un costo elevato, vanno nutriti e tenuti in buona salute e ognuno di loro costa dai 700 ai 1.200 euro di mantenimento. Costi che vanno a gravare sul misero budget delle aziende. Oggi stimiamo che allevare il gregge abbia un costo maggiorato di 40-50 euro a capo all’anno, rispetto al recente passato, fra le protezioni, i cani, il mancato reddito causato dal limitato pascolamento e per gli investimenti necessari per aumentare la superficie destinate al ricovero delle pecore. Siamo allo stremo, molte aziende chiudono e i pastori si arrendono – conclude Ottaviani – con un danno, è importante ricordarlo, che si ripercuoterà non solo sugli allevatori ma anche su tutto il territorio e sull’economia locale».