Risposta di Janusz Wojciechowski a nome della Commissione europea all’interrogazione della parlamentare europea Mara Bizzotto che chiedeva di “rivedere urgentemente l’accordo CETA, bloccando le importazioni in UE di grano e carne canadesi trattati”.
L’accordo economico e commerciale globale (CETA) ha creato opportunità di crescita degli
scambi commerciali sia per l’UE sia per il Canada. A tre anni dalla sua attuazione, l’Italia
ha beneficiato di un miglioramento della bilancia commerciale agricola, con un avanzo commerciale netto con il Canada pari a 485 milioni di EUR nel 2019.
Tutte le importazioni dal Canada devono soddisfare le pertinenti norme dell’UE. Quelle di grano duro devono essere conformi alla legislazione dell’UE in materia di pesticidi, mentre quelle di carne devono rispettare i requisiti dell’UE, compreso il divieto di utilizzare promotori di crescita ormonali. Tali norme hanno continuato ad applicarsi dall’entrata
in vigore dell’accordo.
Gli audit della Commissione nei paesi terzi verificano la capacità delle autorità di controllo
di garantire la conformità dei prodotti agroalimentari ai requisiti dell’UE. In caso di grave
minaccia per la salute pubblica, la Commissione può imporre misure di salvaguardia, inclusa la sospensione degli scambi commerciali.
Per quanto riguarda le importazioni di carne, dal 2013 non sono stati segnalati risultati
positivi per quanto riguarda la presenza di residui di promotori di crescita ormonali nelle
carni canadesi. Nello stesso periodo non sono stati segnalati nel sistema di allarme rapido
per gli alimenti ed i mangimi casi di non conformità per la presenza di residui di glifosato
negli alimenti o nei mangimi provenienti dal Canada. Si invita l’onorevole deputato a fare riferimento alle risposte della Commissione alle interrogazioni E-5298/2020, E-5396/2020 e E-5534/2020 sui risultati dell’audit effettuato nel settembre 2019 in Canada.
Dato che non è autosufficiente, l’Italia ha bisogno di importare grano duro e il Canada è
il principale paese terzo fornitore di grano per pasta, rappresentante, a seconda del prezzo,
tra il 50 e il 70 % delle importazioni. Dopo il minimo storico delle importazioni dal Canada
nel 2018/2019, queste sono cresciute del 75 % circa nel 2019/2020 fino a raggiungere
1,2 milioni di tonnellate, tornando ai livelli medi storici.
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