“C’è una filiera, in questo Paese, che ha potenzialità espansive enormi, che continua a crescere più di altri settori, che attrae lavoro e lavoro buono, che può dare risposte al bisogno di futuro delle nuove generazioni, che nel mondo significa Made in Italy. È la Filiera agroalimentare, la Filiera della vita”.
Inizia così il messaggio della ministra Teresa Bellanova, pubblicato questa sera sulla sua pagina facebook. Utilizzare le risorse del Recovery Fund per l’agricoltura, la “filiera della vita”.
“Mentre le conferenze stampa nel corso di questi mesi si susseguivano con dati terribili che hanno determinato la vita di noi tutti – ha detto la Bellanova -, abbiamo chiesto a quella filiera di avere coraggio, di non abbandonarsi alla paura, di non chiudere anche quando tutti erano a casa.
La risposta a questa richiesta è stata straordinaria, per alcuni versi sorprendente. Eccezionale, nella paura di dover lottare contro qualcosa di sconosciuto, il coraggio di chi dalla cassa di un supermercato, al reparto carni e salumi, da una azienda agricola o da una realtà di trasformazione del prodotto, da un mezzo di trasporto, non ha esitato a fare più del proprio dovere, sentendosi un tassello fondamentale per il Paese. Lavoratrici e lavoratori umili non hanno esitato a dire: ci sono.
Quella filiera della vita, quell’orgoglio nelle tante lettere che ho ricevuto da parte di questi lavoratori, non l’ho mai dimenticato. Quella scelta, quella responsabilità, la ricorderò per tutta la vita.
Adesso, dopo mesi passati a fare i conti con l’emergenza, dopo il lavoro senza sosta per ridurre i colpi durissimi che si abbattevano nelle nostre famiglie, dopo le tante misure dai ristori ai bonus alla necessità di ripensare la didattica e le modalità del lavoro, abbiamo dinanzi a noi una occasione straordinaria e quasi certamente irripetibile: il Recovery Fund.
Una mole enorme di risorse che deve essere impiegata con serietà, il doveroso approfondimento e la capacità di saper guardare al domani. Perché dopo questa pandemia un domani ci sarà e mentre gli altri Paesi si attrezzano, noi non possiamo farci trovare impreparati rincorrendo l’emergenza.
Adesso, siamo noi a dover dare risposte. Siamo noi a non dover dimenticare, nelle riunioni di maggioranza o in consiglio dei ministri, quell’impegno straordinario, quel coraggio, e quella determinazione.
Quello sforzo, che ha garantito cibo al paese e tenuta sociale alle comunità – ho detto anche con asprezza ai colleghi di Governo poco disposti a volte a comprendere tutte le criticità incontrate da quelle imprese, da quelle lavoratrici e quei lavoratori, non può essere derubricato né tantomeno consegnato al ricordo di questi mesi drammatici.
C’è un unico modo per ringraziare queste persone restituendo fiducia a loro, al Paese, a tutte e a tutti colori che si stanno rimettendo in moto: lavorare con serietà.
In questi giorni abbiamo chiesto al Governo di cui facciamo parte di avere un testo completo. Così da capire progetti, cifre, obiettivi. Per dire al Paese con certezza: ogni euro ne produrrà almeno due, le risorse investire potranno garantire occupazione, nuovi lavori, formazione qualificata, infrastrutture. Serve per indicare con chiarezza dove e come investire, quale facoltà scegliere, come ripensarsi.
Non c’è spazio per i progetti che non hanno alcun senso, che giacciono nei cassetti dei ministeri da anni. Il Recovery serve al futuro, non a svuotare i cassetti di cose inutili.
Lo abbiamo detto a settembre: il rilancio deve avere un cuore agricolo.
Abbiamo costruito una Strategia per il settore e la filiera agroalimentare fatta di progetti di qualità, di quello che serve per costruire la nuova agricoltura.
L’abbiamo consegnata a Conte, l’abbiamo illustrata al Parlamento, i nostri Uffici hanno continuato a lavorarci senza sosta. Nelle bozze che mi arrivano, imparziali e incomplete, questo settore non ha la centralità che merita, e le risorse continuano ad essere residuali. Dico di più, e lo considero uno scandalo. Di bozza in bozza diminuiscono in modo rozzo e incomprensibile, mentre tutti in questo Paese continuano a parole ad affermare la necessità di investire sul green e sulla sicurezza alimentare.
Così mentre dichiariamo quotidianamente di volere un futuro più verde per i nostri figli, di voler tutelare il nostro Made in Italy, alla prova dei fatti lo dimentichiamo.
Per questo chiedo al Presidente di Consiglio testi definitivi per poter valutare carte alla mano. Non è un reato di lesa maestà, in un Paese dove peraltro la monarchia è stata abolita il 2 giugno del 1946.
È l’impegno che abbiamo assunto con ogni lavoratore e ogni lavoratrice, con ogni impresa a cui abbiamo chiesto sforzi enormi per sostenere i bisogni alimentari delle famiglie italiane.
Il futuro lavorativo di una cassiera, di un lavoratore agricolo, di una lavoratrice della trasformazione, dei nostri figli, hanno un valore enorme.
Il compito delle risorse che abbiamo a disposizione è garantirlo. E’ nostro dovere lavorare per questo, perché non un euro vada sprecato o impiegato in modo incomprensibile e opaco.
È nostro diritto, e diritto soprattutto di questo straordinario settore, avere risposte chiare. All’altezza della sua importanza, e del suo ruolo strategico.
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