SAN MARCO ARGENTANO (CS) – In forte difficoltà il comparto del peperoncino Made in Italy, che trova in Calabria la produzione ed il mercato più importante.
Ne avevamo già parlato qualche anno fa, ed il quadro che emergeva era la scarsa produzione nazionale completamente insufficiente, solo il 30% del fabbisogno interno. Il problema è anche che il restante 70% che importiamo da Cina, Turchia, India, non offre garanzie igienico-sanitarie.
La situazione non è affatto migliorata, anzi, il mercato del Made in Italy del peperoncino, deve fare i conti, sempre più, con i prezzi (non concorrenziali) del prodotto importato.
«Siamo di fronte a difficoltà enormi – spiega Pietro Serra, produttore di peperoncini piccanti nella Valle dell’Esaro (Cosenza) –, la concorrenza del prodotto estero – polveri ricche di coloranti -a prezzo stracciato, e senza nessuna garanzia di qualità, sicurezza alimentare, igiene e tracciabilità, quindi senza nessuna garanzia di tracciabilità, è sempre più forte».
La polvere di peperoncino piccante arriva dalla Cina e viene scaricata nei porti di Napoli e di Gioia Tauro, il prezzo in questo caso è di 3 euro al kg. «Un prodotto tracciato e di qualità, 100% calabrese come il nostro – aggiunge Serra – non essere venduto a meno di 16-20 euro al kg».
Servirebbe almeno un certificazione che garantisse il prodotto italiano, come aveva auspicato Anna Cerbarano, produttrice di Melicucco (Rc) «basterebbe una Igp del Peperoncino italiano che garantisca il consumatore per la qualità, tracciabilità e salubrità del prodotto, e che dia un valore aggiunto adeguato al produttore». LEGGI Peperoncino italiano di qualità. Ma servono certificazione di origine e filiera in un mercato con poche regole.
Non solo il mercato dei peperoncini appare in crisi a causa delle importazioni a prezzi molto più bassi: sempre per restare in Calabria, forte crisi per le clementine (leggi) con le importazioni da Spagna e Nord Africa, ma anche per l’insalata iceberg, da Spagna e Germania.
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