AVELLINO – “L’Irpinia consolida la sua inclinazione di territorio vocato ai grandi vini grazie al primo via libera alle richieste di modifica del disciplinare delle DOCG”.
Così Francesco Acampora, presidente di Coldiretti Avellino, saluta l’accoglimento delle proposte di modifica ai disciplinari di Taurasi, Fiano di Avellino e Greco di Tufo da parte del Ministero delle Politiche agricole. Un percorso iniziato da tre anni e sostenuto insieme alla Regione Campania e al Consorzio di tutela dei vini dell’Irpinia. Ma andiamo a scoprire le principali modifiche ai disciplinari.
Dalla Taurasi DOCG è stato chiesto di eliminare l’aggettivo “rosso” anche per la riserva e di inserire la menzione vigna. L’Aglianico è ormai ampiamente conosciuto come uno dei migliori vitigni a bacca rossa dello Stivale, con l’aggiunta della menzione vigna i produttori potranno indicare in etichetta i loro cru più vocati alla produzione di qualità per vini esclusivi e sartoriali. Preme ricordare che il periodo di invecchiamento obbligatorio per il Taurasi DOCG è di almeno tre anni di cui almeno uno in botte di legno; gli anni di invecchiamento salgono a quattro, di cui almeno diciotto mesi in botte di legno, per “Riserva”.
Dal disciplinare del Fiano di Avellino DOCG è stata eliminata la dicitura “vino bianco” dopo il nome della denominazione, ed è stata inserita la nuova tipologia “Riserva”, con l’introduzione di un periodo minimo di invecchiamento di dodici mesi a decorrere dal 1° novembre dell’anno della vendemmia e l’inserimento del termine “secco” insieme alle caratteristiche al consumo. Il Fiano può essere consumato sia in gioventù, freschezza e sapidità accompagneranno i vostri aperitivi a base di pesce, sia vinificato in ottica di invecchiamento. Con il tempo esprimerà tutto il suo potenziale grazie alla giacitura su suoli vulcanici che traduce in complessità e mineralità gustativa.
Eliminazione dell’aggettivo “bianco” anche per il Greco di Tufo DOCG ed inserimento delle tipologie “Greco di Tufo riserva” e “Greco di Tufo Spumante riserva” con un periodo minimo di invecchiamento di 12 mesi a decorrere dal 1° novembre dell’anno della vendemmia, oltre all’inserimento delle caratteristiche chimico-fisiche ed organolettiche è previsto l’ampliamento dei dosaggi zuccherini che dall’extra brut (residuo zuccherini che va da zero a 6 grammi per litro) si portano sul limite degli “extra dry” (residuo zuccherini che va da 12 ai 17 grammi per litro).
Tra le pratiche agronomiche viene introdotta la possibilità di ricorrere all’irrigazione di soccorso. Anche per questa denominazione come nella precedente si vuole riconoscere la notorietà acquisita dalla tipologia del vitigno ed esaltarne le caratteristiche che fanno dei bianchi Irpini degli ottimi vini da invecchiamento, e proprio in queste circostanze riescono a tradurre in maniera più puntuale le caratteristiche del terroir. Invece l’introduzione di una lunga sosta sui lieviti per lo spumante metodo classico amplierà il ventaglio olfattivo e gustativo di questa tipologia di prodotto.
Le modifiche sono applicabili alle giacenze di prodotto provenienti dalle vendemmie 2019 e precedenti, nonché a quelle successive a partire dal 1° novembre di ogni anno, per un tempo di affinamento non inferiore ai dodici mesi.
Negli ultimi anni l’internazionalizzazione del mercato del vino sta vivendo un’ulteriore fase di cambiamento, il livello di omologazione dei prodotti sta portando il “prodotto vino” ad essere percepito come una sorta di commodity, pertanto l’introduzione di queste modifiche che riguardano le diciture sulle bottiglie non è assolutamente un fatto banale. La polarizzazione del mercato internazionale, tra vini varietali e vini territoriali, deve spingere il custode di questi ultimi a valorizzare questo patrimonio immateriale. È necessario ed imprescindibile produrre vini di qualità, essere capaci di raccontare i luoghi e le persone che danno loro vita. La traduzione di questi sforzi deve essere riportata in etichetta, in modo da legare indissolubilmente il gusto di quella bottiglia a quel determinato luogo di origine.
FOTO Consorzio Tutela Vini D’Irpinia