Roma – Intraprendere la strada dello sviluppo sostenibile vuol dire riconoscere pienamente la centralità dell’agricoltura, che sostiene le richieste di cibo assicurando i bisogni primari del Paese e contribuisce alla tenuta socio-economica e ambientale dei territori.
Per questo, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza deve avere un’anima agricola e agire in un’ottica d’insieme, con l’obiettivo di costruire veri e propri “sistemi imprenditoriali territoriali” interconnessi, dove le attività produttive e le forze sociali possano fare rete per resistere meglio alle crisi. Questo il messaggio del presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, in occasione della riunione sulla proposta di PNRR con il premier Giuseppe Conte.
“La pandemia ha rimesso in discussione tutti i modelli di crescita. Ora la ripartenza dipende dalla capacità di interpretare il cambiamento -ha spiegato Scanavino- utilizzando le ingenti risorse a disposizione per progetti concreti e innovativi, realizzabili con tempi certi e ragionati in un’ottica più verde, digitale e resiliente, come ci chiede l’Europa con il Green Deal”.
Più in dettaglio, secondo il presidente di Cia, nella “Missione” del PNRR dedicata all’agricoltura “dovranno rientrare misure e strumenti specifici per modernizzare e digitalizzare il settore, con l’obiettivo di rendere sempre più sostenibili e competitivi i produttori nazionali, avendo a disposizione tecnologie innovative a supporto delle scelte di tecniche culturali e input produttivi, razionalizzazione delle risorse, raccolta dati, tracciabilità delle filiere e blockchain, rinnovamento del parco macchine agricole”. Non meno strategica, poi, “la creazione di sistemi produttivi a vocazione territoriale, tramite un coinvolgimento attivo e condiviso tra agricoltori, artigiani, commercianti, logistica, turismo, enti locali, consumatori”.
Ugualmente necessario poi, ha aggiunto Scanavino, “investire in progetti per incentivare il recupero e la ristrutturazione di fabbricati rurali, nei piccoli centri e borghi, in un’ottica abitativa e turistica, per frenare lo spopolamento dei territori e il loro impoverimento agricolo, ambientale e paesaggistico, adeguando e sviluppando al contempo la rete infrastrutturale viaria e tecnologica, per agevolare la mobilità dei cittadini dalle aree rurali verso quelle urbane e viceversa, nonché riorganizzare il sistema di gestione territoriale deputato a contrastare il dissesto idrogeologico, con gli agricoltori protagonisti”.
Il settore primario, insomma, “può diventare il paradigma di un nuovo modello di sviluppo in sinergia con le altre forze economiche e sociali, sostenendo una logica di progettualità trasversali tra le varie Missioni del Piano -ha concluso il presidente di Cia-. Si tratta di un’opportunità unica per consentire all’Italia di imboccare la strada della ripresa, attraverso il rilancio dei territori dal punto di vista sociale, economico e ambientale”.
Commercio estero
Nel trimestre gennaio-marzo 2019:
Il deficit della bilancia commerciale agroalimentare è stato pari a 572 milioni di euro e si è ridotto del 46.4% rispetto allo stesso periodo di rilevazione dello scorso anno;
- L’export agroalimentare italiano è aumentato del +5.3% rispetto al primo trimestre del 2018; è stato principalmente trainato dall’export alimentare che ha registrato una variazione tendenziale di 6.3 punti percentuali;
- I mercati di sbocco storici hanno avuto performance positive per il settore alimentare:
- +9.5% Germania
- +3.9% Francia
- +15.7% Regno Unito
- +10.6% Stati Uniti
- Regno Unito e Stati Uniti hanno continuato a registrare tassi di crescita più che positivi anche in presenza di una situazione economica incerta data dalla Brexit da un lato e dalla minaccia di dazi USA dall’altro; ciò che è da comprendere è se tali spinte al rialzo siano solo fenomeni di breve periodo causati dall’insicurezza dei mercati o se nel caso si concretizzino determinati scenari si avranno ripercussioni più serie sull’export nazionale;
- Nonostante l’entrata in vigore a febbraio del trattato di libero scambio con il Giappone i dati hanno mostrato una leggera flessione nelle esportazioni di cibi e bevande: -0.9% l’export alimentare su base tendenziale per il primo trimestre del 2019. Da tenere in considerazione nell’analisi di questi dati è sicuramente la forte espansione dell’export Made in Italy registrata nel 2018 che potrebbe aver già portato i livelli delle esportazioni italiane in terra nipponica ad un livello fisiologico per cui l’apertura dei mercato attraverso il trattato non abbia sortito effetti rilevanti.
Bilancia commerciale agroalimentare, gennaio-marzo 2019 (milioni di euro)
2018 | 2019 | Var.% | |
Importazioni (I) | 11.051 | 11.085 | 0,3% |
di cui agricoltura | 3.663 | 3.795 | 3,6% |
di cui alimentare | 7.388 | 7.289 | -1,3% |
Esportazioni (E) | 9.984 | 10.513 | 5,3% |
di cui agricoltura | 1.863 | 1.880 | 0,9% |
di cui alimentare | 8.121 | 8.633 | 6,3% |
Saldo (E-I) | -1.067 | -572 | -46,4% |
Volume commerciale (E+I) | 21.035 | 21.597 | |
Grado copertura commerciale (E/I) (%) | 90% | 95% |
Fonte: Ufficio Studi Cia su dati Istat