Mais e alimentazione dei suini, quando la scelta degli ibridi è certificata

VERONA – Il 60-70% della razione alimentare destinata ai suini è composta da cereali. In questa percentuale la quota a carico del mais è predominante.

È facile quindi dedurre che sulla sanità della granella, intesa soprattutto come resistenza alle micotossine, si gioca la produttività degli allevamenti, la redditività aziendale e, fattore non secondario, il benessere dei suini.

Di questo si parlerà il 12 febbraio prossimo, a partire dalle ore 16.30, durante un webinar organizzato da KWS Italia Spa in partnership con la rivista L’Informatore Agrario dal titolo: “Sanità del mais e benessere del suino: facciamo il punto”. La partecipazione è gratuita ed è sufficiente registrarsi a questo link.

All’evento, che sarà moderato da Lorenzo Andreotti, giornalista de L’informatore Agrario, parteciperanno Daniel Grandis, Responsabile Agroservice Mais Sud Europa di KWS Italia Spa, Davide Ferrigo del Dipartimento territorio e sistemi agroforestali (Tesaf) all’Università di Padova e Matteo Rizzi, agronomo alimentarista.

“La normativa vigente non dà indicazioni circa il limite massimo di micotossine tollerate nei mangimi destinati ai suini – spiega Matteo Rizzi –. La Commissione ha però introdotto una Raccomandazione, la 576/2006, in base alla quale vengono stabilite delle “soglie” di tolleranza relative agli agenti patogeni sviluppati da funghi del genere fusarium: il Don, le fumonisine e lo zearalenone.

Gli studi hanno confermato che una presenza superiore alle “soglie” raccomandate provoca importanti conseguenze alla salute dei suini. Andiamo dal rifiuto dell’alimento se si superano i 900 ppb di Don ai falsi calori se lo zearalenone supera i 100 ppb nel mangime destinato alle scrofette o i 250 ppb in quello per le scrofe adulte, senza dimenticare i danni più subdoli provocati dalla fumonisina come l’edema polmonare, che può comparire anche con brevi esposizioni a dosaggi elevati nell’ordine di 5.000 ppb”.

Unanimemente concorde sulla responsabilità dei cambiamenti climatici nella diffusione delle micotossine nel mais, fino a qualche tempo fa il mondo scientifico era però diviso sulle potenzialità degli ibridi circa la loro capacità di resistere alle conseguenze causate dai patogeni fungini.

“Oggi non è più così – afferma Davide Ferrigo – Da otto anni il Gruppo di lavoro del professor Roberto Causin del Tesaf, di cui faccio parte, ha avviato una sperimentazione in campo su diverse varietà di ibridi KWS per verificarne l’efficacia. Le prove hanno coinvolto l’areale maidicolo della pianura padana, quindi Veneto, Lombardia, Piemonte e una zona del nord est dell’Emilia Romagna. Diversi territori e diverse condizioni climatiche hanno dimostrato di avere un ruolo fondamentale nel processo di crescita della pianta.  Parallelamente, dopo aver seminato due ibridi differenti nello stesso luogo, nel medesimo terreno e con le identiche condizioni climatiche, abbiamo rilevato che in presenza di una contaminazione fungina identica, i due ibridi hanno manifestato una risposta diversa uno dall’altro.

Questo ci ha permesso di capire che, al netto della variabilità del clima sulla quale non possiamo ovviamente intervenire se non con azioni globali, è possibile individuare ibridi che resistono in maniera differente agli attacchi fungini. La scelta che ogni anno gli agricoltori devono effettuare al momento della semina del mais deve giustamente considerare il parametro legato alla resa/ettaro, ma non dovrebbero essere sottovalutate le indicazioni certificate che qualificano un ibrido in base alle sue specifiche tolleranze nei confronti dei patogeni fungini: ne va del successo del raccolto sia da un punto di vista sanitario che produttivo. L’eventuale comparsa di micotossine in un raccolto di mais, alla fine, è il risultato della scelta varietale e dell’andamento climatico”.

L’individuazione della varietà di mais da seminare quindi è fondamentale e determinante. L’impegno pluriennale di KWS Italia Spa ha portato alla creazione del marchio Mycontrol al cui interno si contano tre varietà di ibridi che in condizioni medie manifestano una tolleranza superiore ai funghi del genere fusarium. Si tratta del risultato dell’attività di ricerca e sviluppo a cui l’azienda con sede italiana a Forlì, che vanta modernissimo Centro ricerca per il sud Europa a Monselice in provincia di Padova, destina il 20% del suo fatturato.

L’Informatore Agrario, rivista leader a livello nazionale del settore agricolo, porta avanti da tempo con KWS Italia Spa progetti e iniziative in grado di svolgere un’attività formativa oltre che divulgativa. Un’importante sinergia nell’era dell’agricoltura 4.0.

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