CORVINO SAN QUIRICO (PV) – La narrazione del vino in una terra di artigiani patria del Pinot Nero.
Siamo alla Tenuta Mazzolino, la perfetta sintesi tra ruralità e massima compiutezza enologica. Qui, nella zona collinare dell’Oltrepò Pavese, in una terra ancora felicemente agreste con frutteti, polli, cavalli, roseti e una campagna generosa che sprigiona vita e bellezza, nulla è lasciato al caso.
Sul filo del 45esimo parallelo i ventidue ettari vitati di Tenuta Mazzolino, incastonati nella collina di Corvino, vivono in simbiosi con la natura in un contesto di diversità e perfette condizioni ambientali.
Fin dagli esordi – era il 1980 – la famiglia Braggiotti decise di intraprende percorsi inediti, reinterpretando il proprio territorio con un’attenzione particolare alla Francia, (terra in cui ha forti radici), veicolando una cultura capace di evidenziare il carattere della zona, un tempo parte dell’Antico Piemonte. Su terreni argillosi e poco calcarei, vengono coltivate barbatelle di Pinot Nero e Chardonnay provenienti direttamente dai vivaisti di Borgogna.
Saranno le collaborazioni illustri con enologi di fama internazionale tra i quali Kyriakos Kynigopoulos incontrato nel 1999 a Beaune da Enrico Braggiotti, a far emergere in ogni vendemmia il luogo d’origine, creando vini con una precisa identità. La scelta del biologico diventa una “non scelta” – racconta Francesca Seralvo, la terza generazione alla guida della Tenuta -, ma una condizione intrinseca che permette un impeccabile equilibrio tra specie animali e vegetali, relazioni necessarie per un ambiente salubre e di biodiversità.
La bassa produzione per ettaro, l’inerbimento naturale dei vigneti alternato alla pratica del sovescio al fine di evitare l’uso di concimi chimici, sono l’unica ricetta per vini di grande qualità.
La propensione prettamente agricola tuttavia non limita quelle che saranno le ambizioni internazionali. La magnifica villa e le rose del giardino si mostrano nei loro contorni più borghesi, si cerca persino un’ospitalità diversa che coccoli l’enoturista in cerca di un enclave autentico quanto elegante.
Lo sono allo stesso modo i vini, lo è il Pinot Nero che per la prima volta in quarant’anni offre, insieme sul mercato, ben tre espressioni territoriali: Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero Brut Rosé 2013, Terrazze Provincia di Pavia IGP 2019 e Noir vendemmia 2017. Centomila bottiglie complessive per raccontare un lavoro costante e puntuale che nasce da un progetto che nel tempo ha costruito su sé stesso una forte identità. Sicuramente quella voglia di non voler rassomigliare alla Borgogna ma di prendere da essa gli espedienti per celebrare quella similitudine di luogo che mostra parimenti vene gessose e strati di argilla, “clos” e vinificazioni.
Oggi la cantina vanta sette etichette – cinque bianchi e due rossi – racconta Francesca Seralvo -. Tutte le bottiglie sono un pezzetto di storia, come Noir, il Pinot Nero da singola vigna, Cru di Borgogna ricreato nel Clos dell’Oltrepò. La prima vendemmia risale 1985: con l’annata 2015 (quella attualmente in commercio) Tenuta Mazzolino raggiunge l’importante traguardo delle trenta vendemmie.
Insieme al Metodo Classico Rosé Cruasé DOCG (Pinot Nero 100%), dimostrazione della vocazione innata del territorio alla spumantizzazione, c’è Terrazze, il Pinot Nero giovane vinificato in acciaio, a raccontare nel calice il progetto che mira a proporre vini legati al territorio ma con un respiro internazionale.