BOLOGNA – La riduzione indiscriminata delle rese massime per i vini generici da parte del Governo, oltre a rappresentare un danno irreparabile per la viticoltura di pianura, rischia di creare spazi commerciali a prodotti esteri provenienti dal Sud America, ma anche da Germania, Francia e Paesi dell’Est dove, tra l’altro, è ancora ammesso l’uso del saccarosio per aumentare il grado alcolico dei vini.
Legacoop Romagna esprime la massima contrarietà alla riduzione indiscriminata delle rese massime per i vini generici. Anche la Regione l’Emilia-Romagna si è già espressa in tal senso. Qui infatti le cooperative producono l’80% del vino e sostengono il reddito di gran parte delle aziende viticole.
«Chiediamo che il Ministero dell’Agricoltura riconosca le caratteristiche viticole della nostra Regione, dove occorre tutelare le produzioni per ettaro che storicamente la caratterizzano. Le bozze di Decreto circolate negli ultimi mesi sono irricevibili e preoccupanti», spiega il presidente di Legacoop Romagna, Mario Mazzotti, «nei prossimi giorni cercheremo il sostegno da parte dei parlamentari romagnoli e delle istituzioni locali, anche attraverso loro pronunciamenti pubblici».
«La nostra viticoltura è una grande risorsa del nostro Paese e non accettiamo politiche che finirebbero per annientarla. La filiera cooperativa, anche dopo la fine degli aiuti UE per il sostegno al mercato, colloca tutta la produzione in Italia e all’estero generando valorizzazioni dignitose per i produttori (i soci delle cooperative generalmente sono medie e piccole aziende familiari). L’Emilia-Romagna infatti non ha praticamente aderito alla misura della distillazione di crisi attivata dal Ministero nei mesi scorsi. Una riduzione indiscriminata e irresponsabile delle rese dei vitigni nel nostro territorio porterebbe ad una immediata invasione di vini a basso costo, come ad esempio quelli spagnoli, argentini, cileni e sudafricani, da cui invece i nostri agricoltori vanno difesi», dice Stefano Patrizi, responsabile Agroalimentare di Legacoop Romagna.
«Il punto di equilibrio raggiunto con il Ministro del precedente Governo, seppur migliorabile, era ragionevole, ci aspettiamo che il nuovo Ministro lo tenga in considerazione partendo da una serio confronto politico», conclude Patrizi.