ROMA – I ricercatori della sede di Palermo del CREA-Politiche e Bioeconomia (F. Varia, A. Vaccaro D. Macaluso, e G. Dara Guccione), in collaborazione con il Dipartimento Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania (P. Caruso), hanno pubblicato, sulla rivista open access Agronomy, uno studio sulla coltivazione dei “grani antichi” siciliani in biologico, dal titolo “The Adoption of Landraces of Durum Wheat in Sicilian Organic Cereal Farming Analysed Using a System Dynamics Approach”.
Lo studio – spiega il CREA – delineato nell’articolo ha lo scopo di verificare come e in quali condizioni socio-ecologiche locali si può applicare in modo proficuo la combinazione tra la cerealicoltura biologica e la coltivazione di landraces di grano duro.
L’adozione di colture rare e tradizionali rappresenta un buon esempio di valorizzazione dell’agro-biodiversità funzionale, non solo per fornire benefici agli agricoltori ma anche alla società nel suo complesso.
La Sicilia rappresenta uno dei sistemi cerealicoli più sviluppati esistenti nel l’Italia meridionale. Lo studio ha messo a confronto i dati provenienti dal set di dati regionali della Rete di Informazione Contabile Agricola (RICA) e i dati forniti dall’Associazione di agricoltori denominata “Simenza”. Successivamente, è stato utilizzato un System Dynamics Approach (SDA) per una migliore comprensione dei principali driver che molto probabilmente influenzeranno la redditività del sistema nel medio e lungo termine.
I risultati hanno dimostrato chiaramente come il sistema di grano duro biologico preso in esame può ancora svilupparsi sotto la spinta di un crescente vantaggio economico relativo tra varietà standard e landraces.
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Il lavoro pubblicato su Agronomy è open access e quindi liberamente consultabile a link: https://www.mdpi.com/2073-4395/11/2/319