BRUXELLES – “E’ dagli anni ’90, con l’arrivo delle “navi fattoria” giapponesi nei nostri mari sono iniziati i conflitti sulla pesca al tonno rosso. Nel tempo infatti, i piccoli pescatori costieri si sono visti sempre piú privati delle proprie possibilità di pesca nei confronti di una risorsa sulla quale convergono importanti interessi economici”.
Lo dichiara in una nota l’Eurodeputato Marco Dreosto (Lega) in cui precisa che L’UE é parte contraente della Convenzione ICCAT e del piano pluriennale di ricostruzione dello stock di tonno rosso, che istituisce la quota Totale Ammissibile di Cattura per i paesi aderenti.
In Italia attualmente la suddivisione della quota nazionale è fortemente sbilanciata a favore della pesca a circuizione: praticata da 12 motonavi iscritte detiene il 74,4% del totale pescabile e un fatturato di circa 35 milioni di euro annui versati da compagnie estere per l’acquisto del pesce vivo trasportato con gabbie galleggianti per essere ingrassato e rivenduto ai fruitori asiatici.
Una quota inferiore (13,5%) spetta alla pesca con palangari che impegna circa 30 imbarcazioni e 180 pescatori, per un fatturato stimato di 6 milioni di euro e che fornisce l’unico flusso di tonno rosso al mercato italiano. Anche la quota dell’8,46 % dell’unica tonnara fissa è destinata alle gabbie flottanti. La minor quota (0,45%) spetta invece al maggior numero di pescatori specializzati, quelli sportivi, con circa 10.000 licenze.
Per Dreosto proprio quest’ultima categoria, in considerazione del numero dei pescatori interessati, della sostenibilitá della forma di pesca, praticata a tutela della specie stessa in considerazione del bassissimo impatto e non essendo a scopo di lucro, dovrebbe essere destinato un aumento di quota. “Ho chiesto alla Commissione Europea di fornire specifiche indicazioni in tal senso e se ritenga possibile valutare l’aumento della taglia minima per la pesca sportiva da cm 115 a cm 150/190, cosí come giá stabilito in altri paesi”.