Fiere. Danese (AEFI): Bene posizione governo, superamento de minimis fondamentale per comparto e Made in Italy

ROMA – “Quanto dichiarato dal ministro Giancarlo Giorgetti, peraltro già anticipato nei nostri colloqui con il ministro Massimo Garavaglia, va finalmente nella direzione invocata da tempo dagli organizzatori fieristici.

Si tratta di un passaggio fondamentale per la salvezza del sistema espositivo, il settore italiano più martoriato dalla crisi, ma soprattutto per il business di 200 mila imprese che ogni anno fatturano 60 miliardi di euro in 1.000 manifestazioni fieristiche del Belpaese”.

Lo ha detto il presidente di Aefi – Associazione esposizioni e fiere italiane, Maurizio Danese, a commento dell’audizione odierna del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, alle Commissioni riunite Attività produttive della Camera e Industria del Senato.

Il ministro, che prevede la riapertura delle fiere dal prossimo luglio, ha annunciato l’intenzione del Governo di superare la norma Ue sugli aiuti di Stato – il cosiddetto ‘de minimis’ – che di fatto limita fortemente le erogazioni dei sussidi stanziati in favore delle fiere per l’emergenza Covid. L’obiettivo, secondo Giorgetti, è seguire, previo consenso del Parlamento, la strada tedesca, a cui Bruxelles ha concesso il superamento dei limiti imposti in ragione dell’articolo 107 (paragrafo 2 lettera b) del trattato, che prevede la deroga al de minimis in caso di ‘calamità naturali ed eventi eccezionali’.

“Seguire l’esempio della Germania, che entro giugno ristorerà il sistema con 642 milioni di euro a fondo perduto – ha aggiunto Danese – non è solo un percorso necessario ma anche logico: a oggi i limiti imposti dal trattato hanno determinato in Italia un’erogazione dei ristori pari a circa il 6% del plafond stanziato per il 2020, a fronte di perdite di fatturato attorno al 75% nel 2020 e al 100% nel primo quadrimestre di quest’anno.

Oggi – ha concluso – la svolta del Governo, a cui chiediamo ora di fare presto per salvaguardare un asset strategico del Paese in fortissima tensione finanziaria, la cui scomparsa genererebbe una contrazione a catena non solo del business in grado di generare in favore del made in Italy, ma anche del suo indotto allargato, che lo scorso anno ha subito una contrazione pari a oltre 18 miliardi di euro”.

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