PADOVA – Le aziende agricole della provincia di Padova faticano sempre di più a reperire sul mercato, in tempi rapidi, manodopera professionalizzata che garantisca adeguati livelli di produttività.
È questo che spinge ad applicare sempre più frequentemente forme di esternalizzazione, rivolgendosi spesso alle cooperative, anche se è forte la preoccupazione di incorrere in possibili violazioni della normativa sugli appalti di servizi.
Di questo si è parlato nel webinar promosso da Confagricoltura Padova dedicato alle nuove forme di lavoro di agricoltura, nel quale sono state invitate a trattarne Rosanna Giaretta, direttore dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Padova e Daniela Pascale, responsabile del Team vigilanza, che hanno illustrato norme, responsabilità delle aziende, controlli e sanzioni.
Spiega Michele Barbetta, presidente di Confagricoltura Padova: “Nel mondo agricolo c’è sempre stato il contoterzismo, vale a dire la prestazione di servizi da parte di terzi. Oggi invece si assiste ad altre forme di esternalizzazione, come l’appalto, che riguardano alcune fasi del processo produttivo in cui c’è la necessità di disporre in tempi rapidi di squadre di lavoratori, anche per pochi giorni.
Da un lato c’è il problema dei costi alti del lavoro e della burocrazia, dall’altra la difficoltà di reperire personale specializzato, ma anche braccianti disposti a raccogliere orticole e frutta in pieno campo con pioggia, vento e in mezzo al fango. Solo il 2 per cento della manodopera necessaria ci arriva tramite gli uffici di collocamento, il resto lo troviamo attraverso agenzie o cooperative, spesso in mano a stranieri, sulle quali le aziende hanno poca possibilità di controllo.
Occorrono quindi adeguate politiche per favorire un’occupazione più stabile e di qualità anche nel settore agricolo, ma anche un dialogo costante con le istituzioni, e in particolare con l’Ispettorato del Lavoro, per meglio comprendere le strategie e le buone prassi per prevenire i fenomeni di irregolarità o, peggio, di sfruttamento dei lavoratori, consentendo alle nostre aziende di non incappare in sanzioni gravose”.
Per le aziende agricole non è facile destreggiarsi nel mondo delle esternalizzazioni, perché la normativa è vasta e complessa e le forme di outsourcing sono molteplici. Nel corso dell’incontro, i rappresentanti dell’Ispettorato hanno illustrato le potenzialità e i possibili rischi dei vari strumenti a disposizione: dalla somministrazione di lavoro tramite un’agenzia autorizzata, all’appalto “labour intensive” in cui il servizio fornito è ad alta intensità di manodopera e può mascherare una somministrazione; dalla codatorialità nell’ambito del contratto di rete d’impresa, alle varie forme di distacco.
Gli strumenti applicabili sono diversi, ed è necessario individuare a seconda della durata e delle caratteristiche delle lavorazioni quello più appropriato, prestando attenzione ai limiti normativamente previsti per ciascuno.
Come ha sottolineato il direttore Giaretta, le aziende che intendano esternalizzare devono prestare molta attenzione ad esempio nella fase dell’individuazione dell’appaltatore, avendo riguardo agli indici di genuinità dell’appalto: verificare l’esistenza di un’effettiva struttura imprenditoriale con predisposizione di mezzi, risorse e organizzazione, ma anche l’applicazione ai lavoratori dei contratti collettivi “leader”.
Spesso infatti le aziende non sono pienamente consapevoli del fatto che il committente può essere chiamato a rispondere solidalmente per le omissioni retributive e contributive dell’appaltatore. Un aiuto in tal senso può venire dallo strumento della certificazione dei contratti, con il quale le parti possono richiedere ad uno degli organismi di certificazione un controllo sulla correttezza del contratto stipulato, oppure dall’individuazione quale partner commerciale di aziende iscritte alla Rete del Lavoro agricolo di qualità.
Nel corso dell’incontro sono stati poi approfonditi anche i fenomeni del caporalato, dello sfruttamento e del lavoro nero in agricoltura, con una panoramica sulle principali sanzioni applicate, nella consapevolezza, da parte di tutti, che il vero salto di qualità può essere fatto puntando a un approccio non solo di carattere sanzionatorio, ma anche e soprattutto investendo in percorsi di formazione e informazione e sulla realizzazione di iniziative volte a promuovere la legalità a livello territoriale.
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