ROMA – Dall’abbattimento delle emissioni inquinanti allo sviluppo di una economia circolare e sostenibile, senza dimenticare il beneficio ambientale, quello sociale, infine economico.
Il comparto delle biomasse è arrivato anche in Italia a una svolta e per guardare al futuro servono politiche di sviluppo che agevolino questo cambio di passo. L’alternativa è la regressione di un sistema virtuoso che dal privato, negli ultimi dieci anni, ha visto grandi investimenti che possono fare il bene ambientale, e non solo, di un intero Paese.
E’ per questo che associazioni come la EBS, che raccolgono i principali attori della filiera, si stanno mobilitando per un dialogo con il Governo al fine di ottimizzare la presenza delle aziende del settore cercando un progetto comune.
Abbiamo intervistato il presidente di EBS, Antonio Di Cosimo.
Presidente, volendo fare un passo indietro, a dieci anni fa per esempio, quanto e come è cambiato il mondo delle biomasse?
Il settore delle biomasse ha visto una evoluzione guidata essenzialmente dalle modifiche ai diversi meccanismi di incentivo. I primi impianti sono nati intorno al 2000/2002 in seguito all’introduzione da parte dello Stato di incentivi per la produzione di energia verde, prima il CIP6 e poi i Certificati verdi.
Secondo la delibera CIP6, i produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili o assimilate avevano diritto a rivenderla al GSE a un prezzo superiore a quello di mercato. Successivamente è stato istituito il sistema dei certificati verdi con cui si intendono i titoli negoziabili sul mercato, corrispondenti ad una certa quantità di emissioni di CO2. Questi vengono conferiti a titolo gratuito dal GSE al gestore di un impianto alimentato da fonti rinnovabili che produce energia, in misura proporzionale all’energia prodotta e in virtù delle minori emissioni di CO2 rispetto a quelle che sarebbero emesse da un impianto alimentato con fonti fossili.
Oggi il meccanismo in vigore è quello degli “ex Certificati verdi”. Le aziende che usufruiscono di questi incentivi da dieci anni, si avviano verso l’esaurimento del beneficio e non è ancora stato definito il nuovo sistema. In questo contesto si sono poi inserite problematiche come la tempesta Vaia, o il fenomeno xylella, che hanno portato variazioni al mercato in particolare il calo del prezzo della biomassa in alcuni territori.
Per gli imprenditori agricoli di oggi quali sono le opportunità di questo settore?
Il comparto agricolo fornisce un’ampia gamma di materiali da utilizzate a scopo energetico, completando l’importante fornitura di biomassa proveniente dal settore forestale. I materiali residuali derivano da potature effettuate sulle colture pluriennali come, ad esempio, quelle della vite, dell’olivo, o della frutta, come pure da operazioni di espianto.
I sottoprodotti dell’industria agroalimentare, come quella distillatoria con le vinacce esauste, o quella olearia con le sanse di oliva, o della frutta secca con i suoi residui, possono beneficiare di questa valorizzazione energetica.
Ciò genera ricavi aggiuntivi per gli operatori dei settori di riferimento primari, costituisce un valido modello di economia circolare e ne valorizza ulteriormente la sostenibilità. Quindi possiamo affermare che le imprese associate ad EBS forniscono un importantissimo supporto a svariati comparti agricoli e agroalimentari tutti nazionali.
Come vede il comparto fra dieci anni?
Le opportunità che si profilano all’orizzonte sono veramente importanti. Entro il 2030 il nostro Paese dovrà ricavare il 30% dell’energia prodotta da fonti rinnovabili e gli obiettivi che sta fissando l’ Europea sono ancora più sfidanti.
La potenza installata dalle società aderenti a EBS è pari 400 MW elettrici e la produzione afferente a questi impianti nel 2018 è già stata calcolata nel PNIEC (Piano energia e clima) come facente parte dei risultati raggiunti.
Ecco perché ci sono tutte le premesse per il mantenimento di questo sistema virtuoso che consente non solo di produrre energia da fonti rinnovabili ma che, grazie ad avanzati sistemi di abbattimento delle emissioni inquinanti contribuisce in maniera importante anche agli sfidanti obiettivi da raggiungere per evitare emissioni climalteranti.
Quali sono invece le priorità al momento, anche per dare un ulteriore impulso a questo comparto energetico?
La nostra priorità è salvaguardare il futuro delle aziende che fanno parte della nostra associazione e di conseguenza una filiera che impiega in tutta Italia oltre 5 mila lavoratori. Perseguiamo questo obiettivo ponendo in campo misure atte a garantire la sostenibilità degli interventi di ammodernamento e il mantenimento in esercizio della capacità produttiva installata.
Il settore ha bisogno di un quadro normativo e regolatorio certo e stabile. In sostanza, la priorità è quella di definire misure di sostegno che consentano la prosecuzione dell’attività degli impianti esistenti che proprio in questi anni stanno esaurendo il ciclo di incentivi previsti al momento della loro entrata in esercizio, tenuto conto sia della virtuosità del loro operato sia degli obiettivi che il nostro Paese e l’Europa si prefiggono di raggiungere.
FOCUS
Le biomasse solide sono intese come la parte biodegradabile ricavata dalla manutenzione dei boschi e delle attività agricole e agroindustriali.
Il settore attinge, per la produzione di energia elettrica, principalmente da: gestione del bosco, residui di campo delle aziende agricole, sottoprodotti derivanti dall’espianto, sottoprodotti lignocellulosici come la paglia, residui delle attività di lavorazione dei prodotti agroalimentari e forestali, biomassa vergine ottenuta dalla lavorazione del legno (esclusa dal regime dei rifiuti) e anche, in minor parte, da colture dedicate agricole e forestali.
L’associazione EBS rappresenta i principali produttori di energia elettrica da biomasse solide e raggruppa 20 operatori e 23 impianti di taglia superiore ai 5 MW su tutto il territorio nazionale. La capacità di produzione elettrica complessivamente installata è di oltre 420 MW ed è generata impiegando circa 3,5 milioni di tonnellate annue di biomassa solida, di cui oltre il 90% prodotta in Italia.
EBS rappresenta circa il 60% della produzione elettrica da biomasse solide e quasi la totalità se si considerano gli impianti di taglia superiore a 5 MW (secondo i dati 2017 del GSE, la potenza totale installata in Italia per la produzione di energia elettrica da biomassa solida è di circa 764 MW). L’indotto diretto e indiretto del settore supera i 5 mila lavoratori che operano nei comparti agricolo, metalmeccanico, elettrico e della logistica.
Tra gli obiettivi dell’Associazione, nata nel 2016 e dal 2020 guidata dal presidente Antonio Di Cosimo, vi è quello di rappresentare e tutelare lo sviluppo di tutte le imprese aderenti operanti nel settore della produzione di energia da fonti rinnovabili, nonché lo studio e la ricerca relativa alle biomasse solide e alle tecnologie ad esse collegate.
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