ROMA – I termini per la revisione delle macchine agricole scadranno a fine giugno, ma mancano ancora le norme per realizzarla: le condizioni indicate dal decreto ministeriale 28 febbraio 2019, pubblicato a luglio dello stesso anno, non si sono realizzate anche a causa della pandemia.
Gli agromeccanici chiedono al Governo di disporre una nuova proroga, ma senza stravolgere i criteri, già concordati a suo tempo con le rappresentanze della filiera, che prevedono una scansione temporale fondata sulla vetustà dei mezzi coinvolti.
“In realtà – osserva il presidente di Cai, Gianni Dalla Bernardina – abbiamo sentito avanzare proposte sconcertanti, che vorrebbero far partire l’operazione proprio dalle macchine più moderne e sicure: un’ipotesi irrazionale che non inciderà sulla sicurezza e che finirà per danneggiare solo coloro che hanno investito nell’innovazione, come gli agromeccanici”.
“La nostra è una categoria virtuosa, che si distingue per il rapido turnover delle macchine e per il fatto di disporre di mezzi sempre sicuri, efficienti e moderni, acquistati a prezzo di pesanti sacrifici personali, spesso senza alcun incentivo pubblico”, gli fa eco il vicepresidente vicario Sandro Cappellini.
“Nonostante gli agromeccanici siano nel comparto agricolo la categoria meno favorita dal punto di vista fiscale – prosegue Cappellini – sono anche coloro che manifestano la maggiore spinta innovativa e non vorrebbero essere i primi a subire una revisione di facciata, che concederà altro tempo a chi continua ad impiegare macchine e processi produttivi antiquati e pericolosi”.
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