ROMA – L’indagine Istat sulla diffusione delle tecnologie digitali nelle aziende zootecniche italiane rivela un netto miglioramento rispetto a 10 anni fa, ma l’Italia è in coda alla classifica europea per digitalizzazione dell’economia e della società.
Transizione ecologica e digitale sono i due ambiti, altamente correlati, in cui l’agricoltura è chiamata a misurarsi negli anni a venire e che rappresentano le priorità del piano nazionale di ripresa e resilienza. Ma quanto sono diffuse oggi le tecnologie digitali nel settore primario, e più nello specifico, nelle aziende zootecniche italiane?
A questa domanda ha cercato di rispondere l’Istat con un’indagine ad hoc condotta a dicembre del 2020 e che ci restituisce un’immagine del settore molto diversa rispetto a 10 anni fa. Nel 2020 quasi un’azienda zootecnica su due è dotata di un accesso alla banda larga e una su tre utilizza strumenti digitali per la gestione degli allevamenti. Nel 2010 erano appena l’1,2% le aziende che potevano contare su una connessione veloce e il 3,8% quelle che avevano avviato processi di digitalizzazione.
Il passo in avanti rispetto al passato è evidente ma non omogeneo sul territorio nazionale, dove permangono forti disparità tra nord e sud del Paese e tra aziende di piccole e medie dimensioni. La disponibilità della banda larga interessa infatti circa il 62% degli allevamenti del Nord, a fronte di solo il 34,3% di quelli del Sud e oltre l’82% delle aziende con più di 5 addetti contro il 39% di quelle con un solo addetto.
Italia fanalino di coda in Ue per digitalizzazione dell’economia e della società
Sempre in tema di digitalizzazione, ci segnala l’Istat, ancora più grande è il divario che separa l’Italia dai principali partner europei. Secondo l’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI), che misura una serie di variabili: connettività a banda larga, competenze digitali, uso di Internet da parte dei singoli, integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese e servizi pubblici digitali, la penisola è venticinquesima nella graduatoria europea, seguita solo da Romania, Grecia e Bulgaria.
Diffusione degli strumenti di precision farming negli allevamenti italiani
Nel settore zootecnico gli ambiti maggiormente investiti dalla trasformazione digitale sono la gestione amministrativa dell’azienda (Digitization), la tracciabilità, l’agricoltura di precisione, l’Internet of Things (Big Data, droni) e l’adozione di tecniche di Precision Livestock Farming (PLF).
Queste ultime rivestono una particolare importanza per il comparto, perché permettono di automatizzare diverse operazioni, ottenere una maggiore redditività, ridurre l’impatto ambientale e aumentare il benessere animale. Un esempio è rappresentato dalla mungitura automatizzata, che consente un primo monitoraggio quotidiano degli aspetti quanti-qualitativi della produzione e, nei suoi sviluppi più avanzati, anche un migliore utilizzo dell’alimento per il bestiame, con la conseguenza di accrescere l’efficienza del sistema foraggero e alimentare (Precision Feeding).
In corso di progressiva diffusione sono anche il monitoraggio della qualità del latte, del benessere
dell’animale e dello stato di salute della mandria, grazie a sistemi di sensoristica avanzata che forniscono indicazioni precise sullo stato fisiologico dei singoli capi. L’utilizzo di questi strumenti di precisione è più diffuso al Nord-ovest (52,1% contro una media nazionale del 38,5%) mentre il centro Italia è quello in cui si registra la minore propensione (26,4%).
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