Con agricoltura a basse rese (dal 20 al 70%) addio alle foreste. Così Europa non autosufficiente per produzione cibo

ROMA – di Luigi Mariani – Agrarian Sciences30

Nella figura “Foresta addio” con agricolture a basse rese. La diffusione a livello globale delle agricolture “biologiche” (che a seconda delle colture produce cali di resa in pieno campo che vanno dal 20 al 70%) porterà alla distruzione delle foreste e delle praterie naturali oltre a un rilevantissimo aumento delle emissioni di gas serra.

E’ questo il futuro per cui hanno optato i nostri Senatori! Il futuro per cui a nostro avviso vale la pena di lavorare e investire è invece quello che pone al centro un’agricoltura integrata che, grazie all’innovazione tecnologica nei settori della genetica e delle tecniche colturali, garantisca un’intensificazione sostenibile sul piano economico, sociale e ambientale. Solo così potremo coniugare tutela degli ecosistemi naturali e cibo di elevata qualità e a prezzi contenuti, di cui un pianeta che nel 2050 raggiungerà i 9 miliardi di abitanti ha necessità assoluta.

Il DDL 998 sull’agricoltura biologica e biodinamica è stato approvato ieri (giovedì 20 maggio 2021) dal Senato con una maggioranza bulgara (195 favorevoli, un astenuto e un contrario).

Tale decreto, contro cui ci siamo battuti con tutta l’energia che ci è stata possibile, stante l’insostenibilità sul piano ambientale, sociale ed economico di agricolture (il biologico e il biodinamico) obsolete, irrazionali e con un inquietante substrato di magia, è dunque passato senza colpo ferire, con Senatori che pure a più riprese avevano ricevuto documenti ricchissimi di bibliografia, disponibili a questo link e nei quali specificavamo i vizi di insostenibilità delle tecnologie che si finanzieranno lautamente con denaro pubblico.

Se tale decisione hanno evidentemente pesato:

  • La sciagurata dottrina europea del farm to fork, che sdogana il bio ergendolo ad obiettivo, un obiettivo che porterà inevitabilmente altri Paesi a fornire quanto l’Europa non riuscirà più a produrre, e qui pensiamo ai paesi del’area amazzonica, nostri tradizionali fornitori di mais e soia, che si sentiranno incentivati ad abbattere altre foreste, fatto questo di cui i leader europei – a parole – si lamentano ad ogni piè sospinto.
  • una classe politica che in fatto di scienza e di tecnologia dimostra sempre più di essere afflitta da una cultura pre-galileiana (non dico medioevale perché ho troppo rispetto per il medioevo). Si pensi solo al fatto che la regione Lombardia finanzia corsi di pranoterapia per rendersi conto del retroterra “culturale” dei nostri reggitori.
  • la politica di mitigazione degli effetti economico-sociali del COVID, che con lo slogan “non lasciamo indietro nessuno” applicato senza alcun discernimento rischia di aprire le porte all’assalto alle finanze del paese da parte di tutte le lobby di questo mondo.

Da parte mia – e credo di interpretare anche il pensiero dei tanti amici e studiosi che hanno cooperato all’azione a favore di un’agricoltura innovativa e fondata sulla scienza – non posso che ribadire il più vivo ringraziamento alla Senatrice Cattaneo per aver votato NO, offrendo una testimonianza di alto valore scientifico a fronte dell’ignavia di tutti.

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Luigi Mariani

LUIGI MARIANI

Agronomo libero professionista, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura e vicepresidente della Società Agraria di Lombardia. Presso la Facoltà di Agraria di Milano insegna Storia dell’Agricoltura dopo essere stato docente a contratto di Agrometeorologia e Agronomia generale.

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