MORTARA (PV) – Torniamo a viaggiare, a conoscere, con la voglia di scoprire territori nuovi per riappropriarsi della bellezza del Bel Paese che a fianco a meravigliose città d’arte offre un turismo a impatto zero, un’architettura sostenibile e perfettamente integrata con il territorio.
Lo facciamo partendo dalla Lomellina, a meno di un’ora da Milano, in un mondo agricolo di ampi orizzonti rurali che promette un estremo benessere e un’idea di vacanza attiva. Qui, la vera sfida è avere la giusta dose di sagacia per apprezzare una “semplicità” delineata in risorse meno borghesi, che sono piuttosto garzaie e aree naturali, cascine storiche e paesaggi, prodotti tipici e racconti di una storia millenaria che ha caratterizzato il luogo. Scenari ed escursioni meravigliose, orizzonti attigui per un turismo porta a porta che sposa il silenzio, i borghi storici, torri e castelli grazie ai quali si riconosce alla Lomellina l’appellativo di “piccola Loira”. Un po’ lombarda, un po’ piemontese, attrae da sempre nuovi visitatori lungo la via francigena che l’attraversa tra Mortara e Garlasco, solcata da pellegrini con un unico sogno: il “pasagiumultramarinum”, il percorso terrestre e marittimo che conduceva in Terra Santa.
Si chiama Orizzonti Rurali il programma internazionale di cooperazione pensato per la riscoperta di questi borghi agricoli e le loro tradizioni.
A introdurlo il Gal Risorsa Lomellina, un gruppo di azione locale per la promozione, la cooperazione e la collaborazione territoriale. Come suggerisce il Gal, non c’è una stagione precisa per visitare la Lomellina. Il suo turismo sicuro, defaticante, completamente green riaccende i riflettori su paesaggi animati dal gusto in un’infinita offerta gastronomica che sposa la tradizione di prodotti come il Carnaroli classico, la dolcissima Cipolla Rossa De. Co (Denominazione Comunale d’Origine) di Breme, la cultura dell’asparago rosa di Cilavegna, l’usanza in cucina dell’Oca di Mortara.
In una geografia divenuta smart, una serie di appuntamenti per cibo, arte, folclore, natura, aprono a numerose esperienze. Potete iniziare dalla via delle garzaie per confluire nel gusto alla scoperta del riso Carnaroli classico. Immerse in un ambiente intensamente coltivato le garzaie, zone umide, sono il luogo di accoppiamento e nidificazione di diversi uccelli come gli aironi. Completamente integrate nelle risaie che occupano una superficie di 63.000 ettari, offriranno la possibilità di passeggiate accompagnate solo dal rumore della natura, un’esperienza quasi spirituale che sarà possibile fare anche con l’ausilio di esperti.
La risicultura è l’ossatura della Lomellina, un’attività grazie alla quale oggi si misura sulle tavole italiane ed europee grazie a un prodotto assolutamente artigianale. Veri e propri artisti del riso, propongono la varietà pavese Carnaroli da Carnaroli o Carnaroli Classico, una semente controllata e certificata che rappresenta Pavia e il suo territorio, declinata dall’azienda agricola Cascina Alberona in una riserva stagionata 24 mesi (Riserva Alberona).
Iscritto nel registro della varietà, il riso Lomello originario del luogo omonimo prende nuova vita con il progetto dell’azienda agricola Santa Maria che con quasi mezzo secolo di storia lo ha riscoperto con la collaborazione del CREA-RIS di Vercelli.
Indicata come la migliore varietà con minor assorbimento di metalli pesanti, è molto simile alla varietà Arborio. Cascina Bosco Fornasera, bio-agriturismo con camere con vista, visitabile e prenotabile per i corsi di birdgardening, offre riso Carnaroli e riso Rosa Marchetti Bianco. Cascina Languria a Mede Lomellina coltiva il Rovere, un riso Carnaroli Classico, mentre la qualità dell’azienda Marta Sempio è rappresentata dalla varietà Sant’Andrea, altrettanto storica che ben si adatta per essere coltivata senza uso di sostanze non sostenibili.
La Lomellina è la storia che costantemente s’intreccia con la natura.
Trenta chilometri di itinerari verdi a partire dalla confluenza dei fiumi Po e Sesia. I monumenti storici sono numerosi: come a Breme che ospita la Cucina dei Frati costruita dai monaci benedettini nel 1542. Poi la Cripta e il Battistero paleocristiano tutti fruibili gratuitamente e sempre aperti.
Nella seconda domenica di giugno Breme festeggia il suo prodotto agricolo più importante: la Cipolla Rossa “Dolcissima” De. Co. Il suo gusto dolce, è tipico di questa varietà dalla produzione limitata, coltivata solo su questo territorio. In dieci anni la produzione è passata da 150 quintali a circa 1.000 quintali annui, una prelibatezza divenuta nel 2020 Presidio Slow Food. In confetture di marmellata, agrodolce, in salsa, in zuppe, in composta di mostarda è caratteristica per la sua digeribilità, per le sue delicate note gustative e organolettiche.
A tavola, in particolar modo nell’ultima domenica di settembre si celebra l’Oca di Mortara e il salame d’oca IGP. Ottenuto da una parte di carne d’oca e due parti di carne di maiale è considerato un piatto sensazionale per qualità, eccellenza, tipicità. Il pregiato e raro salame crudo d’oca Ecumenico di Mortara De. Co, consumato indifferentemente agli osservanti di fede cristiana, islamica ed ebraica come racconta Davide Gallina, titolare dell’Azienda Agricola L’Oca di Sant’Albino, è prodotto con sola carne d’oca e preparato generalmente durante il periodo natalizio.
L’oca viene disossata separando le parti magre e si procede alla “filettatura” che consiste nel taglio a coltello in piccole parti, a cui si aggiungono sale e spezie. Insaccato nella pelle del collo dell’oca stagiona dai 60 ai 90 giorni. Per scoprire un’infinita varietà di pietanze come i ciccioli d’oca o il Marbrè d’oca di Mortara De. Co (carne d’oca, suino, lingua salmistrata di suino gelatinata in con il sugo di cottura) o la bresaolina d’oca, l’Antica Macelleria Rossi a Mortara è meta irrinunciabile.
Nella Cesta Lomellina, progetto avviato nel 2017, un paniere di prodotti lomellini venduti durante il periodo natalizio, troviamo anche gli asparagi e le chiocciole di Cilavegna e il vino dei Celti.
Nel 2021, dalla volontà di promuovere la coltura dell’asparago, nasce l’Associazione Produttori Asparagi Cilavegnesi – APAC -, 15 associati per un totale di 28 ettari coltivati e una produzione di circa 1.200 quintali l’anno. L’asparago di Cilavegna è unico per il metodo di coltivazione che vuole quella livrea dal tenue colore rosa, una particolarità che vorremmo preservare – racconta Pietro Banfi agricoltore, ristoratore e titolare dell’azienda agricola Molino Taverna – tramandandone i segreti e la tradizione di una produzione tutelata da un disciplinare di produzione e da una denominazione comunale nelle mani di pochi asparagicultori.
Piccoli appezzamenti attraversati dal canale Quintino Sella, ricavati da terre paludose bonificate dai dossi sabbiosi solo nel diciannovesimo secolo, oggi iconema del territorio, costituiscono il migliore territorio per una coltivazione piuttosto delicata e complessa vincolata alle condizioni climatiche. Durante il periodo della raccolta, che si protrae per circa 50 – 60 giorni (dagli inizi d’aprile a fine maggio), le punte che fuoriescono dal terreno non devono superare i 2 – 3 cm. Le lunghe file di asparagi sono colte quotidianamente con appositi ferri (calzasparago), per evitare che cambino colorazione. Perché l’asparago bianco non esiste, è solo una tecnica di raccolta.
Per godere di un prodotto così unico è raccomandata la sosta all’agriturismo Molino Taverna dove gustare l’Aspargià, piatto tipico composto da turrioni rosa di Cilavegna adagiati in fondina, due tuorli crudi d’uova, tanto burro fuso e grana padano. Una curiosità: l’asparago lo si consuma succhiandolo e non tagliandolo. Banditi dalla tavola forchetta e coltello. Sempre a Cilavegna si allevano con successo le chiocciole. L’Azienda Agricola “2M” da 36 anni porta sulle tavole dei migliori ristoranti le Helix Aspersa Maxima riprodotte secondo il Metodo Francese.
Un microcosmo nel cuore delle Lomellina, un po’fattoria didattica un po’ produzione agricola di frutta, pioppi e riso, una sosta irrinunciabile è l’Agriturismo Pescarolo di Fulvio Pescarolo, C.na Molino Miradolo, dove è possibile fermarsi per assaporare oltre ai loro prodotti (salame d’oca, asparago selvatico e molto altro), il vino di Robbio e il Vino dei Celti, 1680 metri quadrati di Arbustum Gallicum (le viti su supporto vivo) di Vespolina e Moradella per una produzione totale di 1000 litri di vino l’anno.
Visitare la Lomellina significa fruire di un territorio oltremodo resiliente con una varietà infinita di tipicità che il Gal Risorsa Lomellina sta cercando di rendere visibili e fruibili. Gioielli gastronomici e un ritmo lento per concedersi un viaggio tra sapori antichi, sagre e oasi verdi. E per tutti gli appassionati di caccia, l’Azienda Agrituristica Venatoria La Liberata, 250 ettari di lanche e boschi naturali, robinie, querce, pioppi e sottobosco, offre una struttura organizzata nel rispetto della natura. Benvenuti in Lomellina, un paradiso a portata di città.