SIENA – Preservare la biodiversità è l’obiettivo primario, ma dobbiamo essere in condizione di poterlo fare. Per questo gli agricoltori hanno bisogno di reddito e quindi misure compensative. Ecco di cosa si è parlato nel convegno online organizzato da Upa Siena dal titolo “Rete Natura 2000 e Riserve Naturali, opportunità, vincoli e indennizzi”.
Ad aprire i lavori è stato Gianluca Cavicchioli, direttore UPA Siena, che ha illustrato l’obiettivo del convegno, cioè far dialogare due mondi che non devono vedersi contrapporsi, bensì forgiare un connubio di idee e di volontà che poi possa essere un vantaggio per tutti. Il punto da cui partire è considerare l’agricoltura e l’ambiente parte dello stesso mondo e non due elementi distinti. Ricollegandosi alle parole del direttore, Nicola Ciuffi, presidente Unione Provinciale Agricoltori di Siena, ha sostenuto che «gli agricoltori dovranno essere pienamente coinvolti nella gestione delle zone di Rete Natura 2000, visto che con la loro attività potranno raggiungere una gestione sempre più sostenibile sia economicamente che ecologicamente.».
Assessore Saccardi: «Italia è il Paese europeo più ricco in biodiversità»
L’assessore regionale all’agricoltura Stefania Saccardi ha sottolineato come «se il nostro Paese non avesse l’agricoltura sarebbe un territorio abbandonato, infatti i campi incolti è il danno più grande che si possa fare alla nostra agricoltura». L’assessore ha affermato fermamente che «l’agricoltura deve essere tenuta dentro i processi decisionali che riguardano la designazione dei siti Natura 2000, perché questo incide pesantemente sull’agricoltura per via del fraintendimento che vede l’agricoltura non come un elemento di conservazione dell’ambiente, bensì elemento di danno e diminuzione della biodiversità, quando invece è l’esatto contrario. Deve essere garantita la necessità di sviluppo con tutte le altre aziende agricole o comunque si devono individuare alcune forme di ristoro per le aziende che potrebbero andare a limitare la propria attività produttiva». Non si può non tenere conto che sono molte le questioni che legano la tutela dell’ambiente e lo sviluppo dell’agricoltura, a partire per esempio dalla rete idrica. Questa collaborazione è essenziale per il miglioramento e la conservazione della biodiversità: «Non dimentichiamo – ha concluso Saccardi – che l’Italia è il Paese europeo più ricco in biodiversità».
Pacini (Università di Firenze): «Creato una tipologia che ha suddiviso le aree protette in 3 aree diverse»
Gaio Cesare Pacini, docente di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali all’Università di Firenze, ha posto l’accento sull’identificazione dei criteri dei mancati redditi: «L’Unione Europea non fa passare le proposte di misure nell’ambito di sviluppo rurale se i criteri non sono basati su concetti scientifici». E proprio sul problema dell’importanza dell’identificazione dei criteri, «c’è da dire che nel processo INFEER che abbiamo sviluppato e adattato alle differenti casistiche – ha aggiunto Pacini -, si prevede una fase di concertazione con gli agricoltori, con la pubblica amministrazione, la ricerca e con i gruppi di interesse». La tipologia INFEER è stata elaborata sulla base dei dati che mostravano quali erano gli habitat presenti nelle varie aree protette di tutta la regione, incrociati con i dati che riguardavano l’utilizzo del suolo esclusivamente nelle superfici delle aree del SIC. «Dopodiché abbiamo creato una tipologia che ha suddiviso le aree protette in 3 aree diverse – ha spiegato Pacini – : una ad elevata attività agricola, un’altra ad elevato utilizzo delle foreste e una terza più naturalistica, che riguarda riserve a carattere completo con il divieto di qualsiasi attività».
Pantano (Confagricoltura): «Gestione sostenibile di queste attività aiuta a preservare i territori»
Alessandro Pantano, area Sviluppo Sostenibile e innovazione Confagricoltura, ha sottolineato come dall’istituzione della Rete Natura 2000 siano stati fatti dei passi in avanti. C’è stato infatti un incremento progressivo delle aree designate: «più 26.000 siti – ha detto – tra terrestri e marini e una superficie coperta da Rete Natura 2000 di circa il 18%. A livello nazionale parliamo di circa 2.600 siti». È chiara l’importanza del comparto agricolo all’interno di queste aree, perché «una gestione sostenibile di queste attività aiuta a preservare i territori interessati da queste zone e non basta il dato quantitativo per valutare l’efficacia nella gestione e nella conservazione della biodiversità, perché la mappa non è il territorio. Non basta perimetrare un’area, ma riuscire a dare un valore economico ai servizi». Pantano ha insistito sulla necessità di garantire la sostenibilità economica dell’impresa all’interno delle zone protette attraverso il riconoscimento delle attività che vengono svolte e che consentono di produrre delle esternalità positive che sono a beneficio della comunità. Evitare poi l’espandersi della rinaturalizzazione incontrollata, in quanto il livello di superficie forestale negli ultimi anni è più che raddoppiata, ma nel contempo le attività selvicolturali si sono ridotte, quindi la conseguenza è un abbandono del territorio che comporta tutta una serie di rischi. «C’è necessità di un coordinamento tra le varie normative di settore – ha concluso – evitando duplicazioni, anche alla luce della nuova PAC che andrà a implementare le misure che interessano queste zone».
Apollonio (Università di Sassari): «Avere il coraggio di fare delle scelte gestionali precise»
Marco Apollonio, docente di Zoologia, Dipartimento di medicina Veterinaria Università degli Studi di Sassari, ha fatto notare il fatto che siamo in una situazione ideale che garantisce la biodiversità. Questo essenzialmente per due motivi: il primo risale a molto tempo addietro, quando durante l’ultima glaciazione le Alpi hanno bloccato i ghiacci e nella penisola si è accumulata una quantità di specie che hanno sviluppato peculiarità che le hanno portate a distinguersi in ambito europeo. L’altro aspetto è che siamo un Paese con una grande diversità ambientale. «Quando è arrivata l’opportunità di Rete Natura 2000 c’era un grande entusiasmo e inconsapevolezza di quello che si andava a fare – ha spiegato . Il principale problema che continua a permanere è che molto spesso gli obiettivi specifici che si proponeva la normativa in campo faunistico sono stati o confusi o mal interpretati». Questo perché l’istituzione del sito è legato alla tutela di specie e di ambienti a loro legati che hanno poco a che fare con le possibili attività di controllo rispetto a certe specie e attività venatorie. «Ciò è stato frainteso e in tutta Italia c’erano situazioni in cui si vietava tutta una serie di attività per la presenza di un sito Rete Natura 2000 – ha aggiunto Apollonio – . Problemi creati dalla cattiva interpretazione della norma e non dalla norma in quanto tale». Dunque la Rete Natura 2000 ci dimostra come sia fondamentale la sinergia tra gestione ambientale e la gestione agricola. «Se vogliamo davvero proteggere il 30% degli ecosistemi terrestri – ha concluso Apollonio – dobbiamo unire fortemente le attività dell’ambiente e dell’agricoltura che devono lavorare insieme, perché ci troviamo a gestire un ambiente fortemente antropizzato. Dobbiamo avere il coraggio di fare delle scelte gestionali precise».
Ventavoli (Anbi Toscana): «La conservazione della biodiversità e le zone naturali devono essere tutelate»
Maurizio Ventavoli di Anbi Toscana, ha ribadito che «la biodiversità è una finalità da aggiungere a tutti gli altri obiettivi e da tempo i consorzi e Anbi si impegnano con la Regione nella discussione di questi aspetti». Anche Ventavoli ha affermato che «non si può non considerare che la conservazione della biodiversità e le zone naturali devono essere tutelate». E quindi la funzione fondamentale che deve essere a cura di tutte le istituzioni è quella di «valorizzare la presenza di queste aree attraverso la promozione delle opportunità che queste possono offrire al territorio e a chi ci abita. Sono state promosse infatti iniziative che possono andare incontro alle varie problematiche, esperienze che potrebbero migliorare il rapporto con le aree coltivate. Attualmente sono attivi molti canali di finanziamento per la valorizzazione di queste aree e Anbi ha avuto modo di fare esperienza anche con finanziamenti europei. Stiamo lavorando ad un’iniziativa che coinvolge anche i privati – ha concluso – e che va nella direzione di valorizzare i territori. Con la partecipazione congiunta degli enti e dei privati andremo sicuramente verso un miglioramento del territori».
Ricciardi (Genio Civile): «Scenari di allagabilità che ci sono attualmente con un sistema naturale sono necessari»
Renzo Ricciardi, Responsabile del Genio Civile Toscana Sud, ha spiegato che gli scenari di allagabilità che ci sono attualmente con un sistema naturale sono necessari ed è un fenomeno, appunto, naturale; tuttavia bisognerebbe controllare che non rechino danno al bene terreno perché la SAU che viene persa è irrecuperabile. «Si dovrebbero fare, come abbiamo fatto, proposte di mitigazione di questi effetti grazie anche all’attività degli stessi campi che può essere rivista e questo tramite la garanzia di forme di sostegno agli agricoltori». Tuttavia, su questa parte esisteva già una misura: il punto 13 del PSR 2014/2020, che prevedeva interventi per proteggere il territorio rurale da fenomeni di dissesto idrogeologico, frane, alluvioni e processi di desertificazione. Priorità che vanno assegnate ai luoghi delle aree protette e vanno sviluppate secondo le varie sottomisure.
Povellato (CREA): «Senza conoscenza e innovazione non c’è possibilità di raggiungere gli obiettivi»
Andrea Povellato, Research Director di CREA, il quale ha iniziato la sua relazione illustrando i punti del piano strategico nazionale che è elemento essenziale della prossima PAC, secondo cui gli stati membri dell’UE sono chiamati ad individuare i fabbisogni nei piani strategici, elaborare interventi mirati ai fabbisogni e che vengono misurati i progressi verso gli obiettivi. Gli obiettivi della PAC sono 9 obiettivi e ripartiti in 3 dimensioni: sostenibilità economica, aspetti climatici e ambientali, e a carattere sociale. Tutto questo riporta a un elemento importante di conoscenza e innovazione, un altro obiettivo importante perché «senza conoscenza e innovazione non c’è possibilità di raggiungere gli obiettivi» ha detto Povellato ha fatto presente come sia interessante il fatto che si stia passando sempre più da una politica che riguarda i sistemi agricoli a una politica dei sistemi alimentari per una politica agroalimentare. Aspetto che coinvolge i consumatori e che potrebbe dare molte opportunità. Ma quali sono le azioni necessarie per preservare i siti di Rete Natura 2000? Povellato ha sostenuto che si debba intervenire con sinergia e che le aziende agricole che si trovano in queste aree ne traggano beneficio oltre che essere solo a favore della conservazione di questi siti. «Identificare le priorità è una cosa importante, è il punto da cui partire. È necessario l’approccio di partenariato effettivo- ha concluso – e il rafforzamento delle capacità tecniche, ed in fine, monitoraggio e valutazione».
Vincenzi (Confagricoltura): «L’agricoltore ne risente sempre visto che i vincoli ambientali non vengono riconosciuti»
Per Antonio Vincenzi, avvocato Area Legislativa di Confagricoltura, l’imprenditore agricolo si deve confrontare quotidianamente con quelle che sono i bisogni, le esigenze, programmando la propria attività, per poi raggiungere determinati risultati, in quanto non ci sarebbe sennò competitività e sopravvivenza dell’azienda. La materia dell’ambiente è di competenza statale, quella dell’agricoltura e gestione del territorio è anche materia regionale. «È da qui che nasce il conflitto – ha spiegato Vincenzi – , quando da un determinato intervento legislativo regionale non si sa se sia da attribuire alla Regione o allo Stato». In merito all’agricoltore che svolge attività agro-silvo-pastorali in una riserva naturale, passi in avanti a tutela dell’impresa e dell’azienda agraria non ne sono stati fatti. «L’agricoltore ne risente sempre visto che i vincoli ambientali non vengono riconosciuti e sono invece chiari sia nella normativa delle aree protette e naturali sia nei parchi e nella gestione degli stessi, per questo – ha concluso – dovrebbe avere un riconoscimento tangibile e più certo».
Fabrizi (Federazione regionale degli Agricoltori d’Abruzzo): «Libertà di impresa limitata da aree protette e da indice di consumo del foro più alto»
Stefano Fabrizi, direttore Federazione regionale degli Agricoltori d’Abruzzo, in merito alla sua regione, ha detto che «la libertà di impresa oltre ad essere limitata dalle aree protette lo è anche dal fatto che noi abbiamo l’indice di consumo del foro più alto di tutte le regioni centrali». L’equilibrio tra l’uomo e il selvatico si è rotto anche perché «se l’attività di impresa è sistematicamente ostacolata per la presenza di territorio protetto e serve tempo per ottenere delle autorizzazioni, è chiaro che le aziende cessano». Tuttavia, in Abruzzo sono stati fatti passi in avanti in merito al prelievo e alla caccia di selezione, soprattutto per quanto riguarda il cerco, con lo scopo di limitare il più possibile i danni all’agricoltura.
Zuccaro (Confagricoltura Piemonte): «Se c‘è la possibilità di coinvolgere gli attori locali è opportuno farlo e ricercare questo tipo di confronto»
Ercole Zuccaro, direttore Confagricoltura Piemonte, ha sostenuto che gli aspetti critici per chi opera in area Rete Natura 2000 riguardano gli aspetti burocratici e più precisamente le valutazioni di incidenza, che sono importanti ma limitano la capacità d’impresa e mettono in difficoltà gli operatori. «Se c‘è la possibilità di coinvolgere gli attori locali è opportuno farlo e ricercare questo tipo di confronto». Quindi è necessario il coinvolgimento di chi opera direttamente sul campo e quindi del mondo agricolo nella stesura delle misure di conservazione delle aree naturali. Per Zuccaro è necessario introdurre misure che consentono di compensare i maggiori costi per la gestione e la valorizzazione del territorio e poi adottare misure incisive per evitare danni da selvatici.
Onorato (Federazione Regionale degli Agricoltori della Sardegna): «Agricolture è colui che provvedere alla tutela e alla conservazione delle razze e delle varietà locali sul sito di interesse»
Anche per Maurizio Onorato, direttore Federazione Regionale degli Agricoltori della Sardegna, le difficoltà emergono dal mancato coinvolgimento della parte agricola nella fase di elaborazione dei piani di gestione e che non si riesce a conciliare l’obiettivo di conservazione ambi natale con l’esercizio di attività agricola. Per tutelare la biodiversità, l’agricoltura e la zootecnia, la Sardegna ha emanato nel 2014 una normativa specifica secondo cui «l’agricolture è colui che provvedere alla tutela e alla conservazione delle razze e delle varietà locali sul sito di interesse».
Remaschi (Azione Toscana): «Non è pensabile che si possa mantenere l’equilibrio perseguendo solo in un’unica strada»
La quarta ed ultima sessione ha interessato la politica con interventi di Marco Remaschi, di Azione Toscana, per il quale ‘equilibrio’ è una parola fondamentale, perché permettere anche agli imprenditori agricoli di poter lavorare e generare un reddito. «Non è pensabile che si possa mantenere l’equilibrio perseguendo solo in un’unica strada – ha detto – . Dobbiamo interagire a livello nazionale per modificare e compensare alcuni aspetti. Come ragioni italiane dobbiamo lavorare per trovare i meccanismi nel quale andare a pesare tute le argomentazioni politiche e i criteri su cui la regione potrà fare bandi anche sulla misura 12. Questo perché le aree protette sul territorio sono molte».
De Robertis (Pd): «La regione deve impegnarsi a far cogliere quelle opportunità che vedo bene dentro le riserve naturali»
Lucia de Robertis del Pd ha sottolineato come in questo ultimo periodo la regione Toscana si sia resa conto che non esistono solo le città, ma tutti quei paesi, borghi, centri abitati e le aree lontane da questi ultimi che hanno bisogno di maggior considerazione. «La regione – ha detto – deve impegnarsi a far cogliere quelle opportunità che vedo bene dentro le riserve naturali».
De Carlo (Fratelli d’Italia): «oggi gli imprenditori fanno imprenditoria nonostante lo Stato e non grazie ad esso»
Per Luca De Carlo di Fratelli d’Italia «per migliorare l’Italia basterebbe che lo Stato fosse neutro, che non mettesse il bastone tra le ruote a chi vuole fare imprenditoria. Perché oggi gli imprenditori fanno imprenditoria nonostante lo Stato e non grazie ad esso».
Patassini (Lega): «Aree protette devono essere delimitare, ben definite»
Tullio Patassini della Lega ha sottolineato che «le aree protette devono esserci, ma devono essere delimitare, ben definite, ma non un vincolo allo sviluppo socio economico. Dovremmo permettere quindi a chi lavora direttamente con il territorio di poter intervenie, creando opportunità».
De Meo (Gruppo del Partito Popolare Europeo): «Agricoltori puntano a garantire la conservazione della biodiversità»
Salvatore De Meo del Gruppo del Partito Popolare Europeo ha ribadito il concetto secondo cui gli agricoltori sono le prime sentinelle del territorio e della biodiversità. «Spesso si parla di agricoltura come se fosse l’unica responsabile ad avere determinato i cambiamenti climatici,ma è un paradosso, perché gli agricoltori vivono in simbiosi con l’ambInte e puntano a garantire la conservazione della biodiversità».
Fiocchi (Gruppo del Partito Popolare Europeo): «
Pietro Fiocchi del Gruppo del Partito Popolare Europeo ha sottolineato l’importanza della conservazione della biodiversità, «ma sono necessari strumenti a basso costo e a basso carico burocratico e amministrativo. Dovremmo imparare ad essere pragmatici e dimenticare l’ideologia, perché sennò non si riesce a gestire queste aree».