MILANO – Si chiude con il segno “meno” il 2020 della birra in Italia, riportando un calo fisiologico dei principali dati di mercato che rispecchia l’impatto della pandemia sul comparto birrario italiano.
A dirlo sono i dati dell’Annual Report 2020 di AssoBirra: nel 2020 la produzione nazionale di birra ha visto un calo dell’8,4%, accompagnato da una netta flessione dei consumi pari all’11,4% e da una più contenuta diminuzione dell’export che ha segnato una decrescita del 4,8%, a causa delle restrizioni imposte dalle misure per il contenimento dell’emergenza Covid-19.
Una fotografia ribaltata rispetto a quella dell’anno 2019 che aveva messo a segno record storici in termini di produzione, consumi ed export ma che necessita però di essere analizzata in filigrana. Nel 2020, infatti, la birra è stata la bevanda più consumata dagli italiani. Persino durante il lockdown, riuscendo a creare socialità anche quando sembrava impossibile o quasi.[i] Inoltre, l’anno scorso, la birra si è confermata una bevanda irrinunciabile sulle tavole dei connazionali, sinonimo di qualità, nonché protagonista di momenti di relax e condivisione.
In questo contesto, la birra rimane un importante patrimonio per l’Italia. Lo testimoniano i numeri: la filiera brassicola nel 2020 conta circa 900 imprese e oltre 115.000 occupati lungo tutta la filiera dalle imprese agricole fino ai punti di consumo out-of-home. E infatti ogni persona occupata in produzione contribuisce a creare ben 31,4 posti di lavoro. Il tutto si traduce in un valore condiviso generato dalla birra in Italia che nel 2019 ammontava a 9,5 miliardi di euro[iii]. La birra è dunque una ricchezza per il tessuto economico italiano e per l’industria agroalimentare e pertanto va supportata e valorizzata affinché possa tornare a crescere.
LE CIFRE DEL COMPARTO – Il 2020 è stato sicuramente un anno in salita, in cui la crisi pandemica ha toccato tutta la catena del valore generato dalla birra, in Italia come nel resto d’Europa, determinando un inevitabile contraccolpo sui dati di mercato. Secondo l’Annual Report 2020 di AssoBirra, la produzione nazionale di birra si è attestata a 15.829.000 ettolitri, calando dell’8,4% rispetto al 2019 (quando aveva raggiunto i 17.288.000 ettolitri) e i consumi – colpiti dalle restrizioni imposte nel fuori casa – hanno segnato un calo dell’11,4% (18.784.000 ettolitri nei confronti di un 2019 che aveva superato la quota dei 21 milioni di ettolitri). Anche l’export, dopo anni di crescita, subisce un calo – seppur più contenuto – del 4,8% con volumi esportati pari a 3,3 milioni di ettolitri riconfermandosi comunque significativo nei Paesi a forte tradizione birraria, a dimostrazione della qualità della birra italiana. Tra i principali Paesi importatori troviamo ancora in pole position il Regno Unito (47,3%); gli USA (7,3%) e l’Australia (7%). Di contro si segnala un calo dell’import del 15%.
“Anche durante la pandemia, la birra ha dato prova di ricoprire un ruolo di primo piano nel panorama dell’industria delle bevande e quindi per l’economia nazionale. Non solo si è confermata bevanda da pasto per eccellenza, ma vero e proprio catalizzatore di connessioni e protagonista indiscussa di momenti di socialità. Al di là, quindi, del quadro difficile che emerge dalla lettura dei dati del nostro Annual Report 2020, crediamo sia indispensabile ricostruire sin da subito le premesse per dare nuovo impulso al potenziale di sviluppo italiano” commenta Michele Cason, Presidente di AssoBirra. E prosegue: “Per ripartire, dobbiamo sostenere la capacità di investimento delle imprese, garantire misure di rafforzamento della struttura finanziaria, puntare sulla competenza e sulla formazione dei lavoratori, giovani e donne in primis. Non solo, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza va tradotto in azioni concrete volte a promuovere innovazione, qualità e sostenibilità. L’industria della birra e AssoBirra sono in prima linea per contribuire alla rinascita dell’Italia”.
LE RICHIESTE ALLE ISTITUZIONI: FOCUS SU HO.RE.CA. E ACCISE – La birra è una bevanda cara agli italiani che non porta ricchezza solo a chi la produce, ma anche a tutti i player a valle e a monte della filiera e allo Stato. È un comparto produttivo popolato di grandi, medie e piccole imprese radicate su tutto il territorio nazionale e che nel periodo 2015-2019 ha registrato una crescita significativa in termini di investimenti, entrate fiscali e occupazione. Le limitazioni e il blocco del canale Ho.Re.Ca. – tra i più colpiti dall’emergenza Covid-19 – ha generato una perdita di oltre 20.000 posti di lavoro nel solo primo semestre 2020 in Italia. Inoltre, se fino al 2019, aveva raggiunto i 9,5 miliardi di valore condiviso, di cui 5,9 miliardi di euro nel solo canale out-of-home, nel primo semestre 2020 si evidenzia un decremento di 1,6 miliardi di euro[iv], rispetto alle stime, che annulla di fatto quasi tutta la crescita degli ultimi 4 anni.
Alla luce di queste considerazioni, AssoBirra si fa portavoce di due richieste al Governo: un sostegno immediato sulla birra alla spina attraverso un credito di imposta destinato direttamente all’Ho.Re.Ca. e nella prossima Legge di Bilancio una riduzione triennale delle accise che gravano sulla birra.
“La ripresa del comparto birrario – che in un solo semestre ha visto l’azzeramento dell’intera crescita dell’ultimo quadriennio – passa da interventi mirati di fiscalità dedicati al settore” dichiara Alfredo Pratolongo, Vicepresidente di AssoBirra con delega a Relazioni Istituzionali e Comunicazione. “Un incentivo fiscale di 10 centesimi al litro sulla birra in fusto per sostenere gli oltre 140.000 punti di consumo, quali bar, ristoranti e le 80.000 pizzerie è un sostegno immediato per le sofferenze dell’Ho.Re.Ca. e dei birrifici artigianali che può generare un effetto moltiplicatore lungo tutta la filiera. La misura è sostenuta da emendamenti presentati al Decreto-legge Sostegni Bis dalla quasi totalità delle forze di maggioranza presenti alla Camera, unitamente ad emendamenti che mirano ad introdurre agevolazioni fiscali e semplificazioni per il comparto delle birre artigianali.”
Un intervento che punta a dare una boccata di ossigeno a tutta la filiera e in particolare all’’Ho.Re.Ca., canale prioritario soprattutto per i micro-birrifici che si reggono proprio sul rapporto con i distributori diretti e che hanno sofferto in modo significativo nel 2020, con una perdita della produzione e del fatturato superiore al 70%.
“Serve tuttavia riprendere anche un percorso serio di revisione delle accise, ancora oggi una zavorra che – a causa degli iniqui aumenti intervenuti nell’ormai lontano 2013 – blocca le potenzialità di sviluppo del settore, operando con un meccanismo di regressività che colpisce i prodotti di minor costo, favorendo l’import da Paesi che godono di regimi fiscali da accise nettamente più favorevoli che in Italia e danneggiando l’export italiano che nel solo 2020 ha segnato un -4,8%” conclude Pratolongo.
All’esame del Parlamento vi sono, inoltre, proposte emendative dedicate ai birrifici sotto i 50.000 ettolitri che – unitamente alla misura del credito di imposta sulla birra in fusto – servono per dare aiuto ai microbirrifici e birrifici artigianali, sui quali l’impatto della pandemia è stato particolarmente rilevante. “Semplificazione e fiscalità agevolata sono la ricetta giusta per mantenere vive e soprattutto far crescere tante realtà imprenditoriali del comparto che in questi anni hanno contribuito attivamente alla crescita e allo sviluppo della filiera e della cultura birraria nel nostro Paese” commenta Matteo Minelli, Vicepresidente di AssoBirra con delega all’Internazionalizzazione e allo sviluppo Associativo, con particolare riferimento ai Birrifici Artigianali.
BIRRA PROTAGONISTA DEL NEXT NORMAL – Cambiano le abitudini di consumo, ma la passione degli italiani per la birra rimane indissolubile. E anzi, in epoca di Covid-19, si rafforza. Sono questi i principali trend emersi nel corso del 2020 che attestano la birra una costante nelle scelte d’acquisto degli italiani, grazie alla sua versatilità e alla forte spinta alla socialità.
Secondo le evidenze del Centro Informazione Birra di AssoBirra – l’aggiornamento periodico sul comparto birrario italiano realizzato grazie alle ricerche di BVA Doxa – gli italiani sono infatti sempre più attenti alla qualità. Uno su 2 si informa su ciò che mangia e beve, prediligendo cibi e bevande genuini e di cui si conoscono le proprietà nutrizionali. Fra questi, non manca la birra che viene scelta per i suoi ingredienti semplici e naturali e per la varietà di tipologie e gusti che offre.
E ancora, in questi ultimi anni, è cresciuta sempre di più l’attenzione degli italiani nei confronti della sostenibilità che infatti vanta un ruolo di primo piano nelle scelte d’acquisto. In questo contesto, la birra viene scelta perché il processo produttivo avviene in maniera sicura e controllata, attraverso l’impiego di materie prime di alta qualità e nel rispetto della tradizione di ciascuna tipologia di birra. Una fiducia importante, dunque, che mette la firma sull’impegno costante, da monte a valle, in ogni fase di produzione della birra.
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