LUSSEMBURGO – L’Unione europea ha adottato ampie misure a sostegno degli agricoltori durante la perturbazione che ha colpito il mercato del latte nel periodo 2014‑2016.
La reazione al divieto di importazione imposto dalla Russia sui prodotti lattiero-caseari è stata rapida. Tuttavia, stando a una relazione della Corte dei conti europea, non sono stati valutati a sufficienza i bisogni effettivi dei produttori né sufficientemente mirati gli aiuti concessi. L’UE ha cercato di far tesoro dell’esperienza maturata con la perturbazione del mercato degli anni 2014‑2016 per migliorare la gestione di potenziali crisi future nel settore lattiero.
Agli inizi degli anni 2010, gli agricoltori di alcuni Stati membri dell’UE hanno fortemente aumentato la produzione di latte, sulla scia di un incremento dei prezzi culminato agli inizi del 2014. Nell’agosto 2014 la Federazione russa ha vietato l’importazione di prodotti lattiero-caseari dagli Stati membri in risposta alle sanzioni UE per la crisi ucraina, in un momento in cui le esportazioni UE verso la Cina stavano rallentando. Tutti questi fattori hanno determinato uno squilibrio fra domanda e offerta nell’intero settore, che è durato fino a metà del 2016. La politica agricola comune (PAC) dell’UE prevede meccanismi per attenuare gli effetti di tali situazioni, fra cui pagamenti diretti per stabilizzare il reddito degli agricoltori, misure di intervento sul mercato note come la “rete di sicurezza” per sostenere i prezzi assorbendo temporaneamente la produzione eccedente, nonché misure eccezionali per contrastare le perturbazioni del mercato.
“La produzione di latte rappresenta una parte significativa del settore agricolo dell’UE e la Commissione europea, di concerto con gli Stati membri, si è indubbiamente adoperata per sostenere il reddito degli agricoltori durante le perturbazioni del mercato del periodo 2014‑2016”, ha dichiarato Nikolaos Milionis, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione. “Ma in futuro deve essere più preparata a rispondere con maggiore efficienza alle potenziali crisi del settore.”
La Corte conclude che la Commissione europea ha reagito rapidamente al divieto di importazione disposto dalla Russia. Dopo aver stimato il volume delle mancate esportazioni di burro, formaggio e altri prodotti lattiero-caseari, ha erogato (già entro la fine del 2014) un primo pacchetto di sostegno finanziario eccezionale per gli agricoltori dei paesi baltici e della Finlandia, ossia gli Stati più colpiti. Tuttavia, la Corte osserva anche che la Commissione ha impiegato più tempo a rispondere agli squilibri del mercato sottostanti. La Commissione ha fornito circa 390 milioni di euro di fondi UE a beneficio dei produttori di tutta l’Unione in cambio di una riduzione volontaria della produzione. Tuttavia, in risposta a prezzi al minimo storico, molti agricoltori avevano già ridotto la produzione prima che queste misure di aiuto fossero attuate.
Nonostante l’effetto di stabilizzazione dei redditi esercitato dai pagamenti diretti, la cui incidenza sui redditi delle aziende lattiero-casearie ha raggiunto il 35 % nel 2015 e nel 2016, è possibile che i produttori di latte abbiano problemi di liquidità in seguito a un calo improvviso dei prezzi. La Commissione ha cercato di trovare una soluzione, ma non ha valutato la portata dei problemi di liquidità delle aziende in questione. La Corte ha constatato che l’assegnazione della dotazione finanziaria è stata stabilita più in base all’ammontare delle risorse disponibili, che ai bisogni effettivi. Gli Stati membri hanno preferito misure eccezionali facili da realizzare e hanno scelto di distribuire i fondi ad un’ampia platea di beneficiari, senza prestare molta attenzione a fornire aiuti mirati.
Per finanziare le misure eccezionali da essa stabilite per il periodo 2014‑2016, la Commissione ha considerato la possibilità di ricorrere alla “riserva per le crisi nel settore agricolo”, ma alla fine non ne ha usufruito. Per essere preparata a crisi future, come quella che potrebbe essere provocata dalla pandemia, la Commissione ha cercato di far tesoro degli insegnamenti tratti. In particolare, per la PAC 2021‑2027, la Commissione ha proposto di rafforzare il ruolo e l’impatto potenziale della riserva per le crisi rendendone l’uso più flessibile. Tuttavia, non ha valutato adeguatamente gli effetti delle disposizioni adottate dagli Stati membri, benché questo possa aiutare considerevolmente a rafforzare la preparazione in caso di future perturbazioni del mercato, secondo la Corte.
Informazioni sul contesto
La produzione di latte vaccino è il secondo settore agricolo dell’UE in termini di valore (59,3 miliardi di euro nel 2019) e rappresenta circa il 14 % della produzione agricola. Tra i maggiori produttori di latte dell’UE si annoverano paesi quali Germania, Francia, Paesi Bassi, Polonia, Italia e Irlanda. Dal 1984 al 2015, l’UE ha applicato un sistema di quote latte il cui obiettivo era limitare la produzione totale di latte nell’UE. Dal 2009, le quote complessive degli Stati membri sono gradualmente aumentate fino all’abolizione del regime nel 2015.
Nel dicembre 2019 la Corte ha riferito in merito all’uso di misure eccezionali per stabilizzare il reddito degli agricoltori nel settore ortofrutticolo. La relazione pubblicata oggi è incentrata sui produttori di latte dell’UE.
La relazione speciale 11/2021 intitolata “Sostegno eccezionale ai produttori di latte dell’UE nel periodo 2014‑2016 – È possibile migliorare l’efficienza futura” è disponibile in 23 lingue sul sito Internet della Corte (eca.europa.eu).
La Corte presenta le proprie relazioni speciali al Parlamento europeo e al Consiglio dell’UE, nonché ad altre parti interessate, come i parlamenti nazionali, i portatori di interessi del settore e i rappresentanti della società civile. La grande maggioranza delle raccomandazioni formulate nelle relazioni è posta in atto.