Roma – Secondo le prime indicazioni, a trebbiatura ancora in corso in numerosi areali del territorio nazionale, la produzione 2021 di frumento duro potrebbe registrare, sotto il profilo quantitativo, un recupero rispetto ai volumi produttivi insoddisfacenti costatati sia nel 2020, sia nel 2019.
Questa la valutazione di Italmopa – Associazione Industriali Mugnai d’Italia, aderente a Confindustria e Federalimentare che rappresenta, in via esclusiva, l’Industria molitoria italiana, in merito al possibile esito del raccolto nazionale di frumento duro, materia prima di assoluta rilevanza per l’Italia, Paese leader a livello mondiale per la produzione di semole destinate all’Industria pastaria.
“Lo scrupoloso monitoraggio sull’esito quanti-qualitativo del raccolto, promosso annualmente dalla nostra Associazione grazie alla collaborazione delle Aziende associate, sarà completato nel corso delle prossime settimane” precisa Cosimo De Sortis, Presidente Italmopa .
“Le prime proiezioni da noi elaborate indicano un incremento dei volumi produttivi che potrebbe risultare, su scala nazionale, del 10% circa, sebbene le percentuali di crescita risultino disomogenee a livello regionale. A mero titolo esemplificativo, la Puglia, da sempre il principale bacino di produzione del grano duro in Italia, potrebbe registrare un dato produttivo in controtendenza rispetto ai risultati positivi registrati sia in Sicilia, sia nelle altre principali Regioni produttrici del centro nord della nostra Penisola. Occorre, in ogni modo, rimanere prudenti in quanto il dato produttivo è tuttora in evoluzione”.
Desta preoccupazione la persistente debolezza della domanda industriale che sta mostrando da inizio 2021 una accentuata discontinuità. La ridotta mobilità turistica legata all’andamento della campagna vaccinale in alcuni Paesi ma anche la fiammata nel costo dei noli marittimi per le destinazioni più lontane dell’export pasta, inducono a prevedere un recupero dei volumi produttivi lento e graduale che impegnerà tutto il secondo semestre 2021.
La produzione nazionale di frumento duro – nonostante l’incremento dell’offerta per l’anno in corso da un lato, e il rallentamento della domanda di semola da parte dell’Industria pastaria dall’altro – permane carente del 30% circa rispetto al fabbisogno dell’industria molitoria, dato che conferma il ruolo di complementarietà delle importazioni rispetto alla produzione nazionale e l’imprescindibile contributo del grano estero ai fini della continuità nell’approvvigionamento dell’Industria italiana della trasformazione.
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