ROMA – Nel 2020 i volumi di sfarinati dell’Industria molitoria nazionale, si sarebbero attestati in 8.089.000 tonnellate con un incremento del 2,4% rispetto al 2019 mentre il volume complessivo dei prodotti dell’Industria molitoria italiana – comprensivi anche dei sottoprodotti della macinazione – avrebbe raggiunto 11.550.000 tonnellate con un incremento del 2,8% rispetto ai livelli produttivi registrati nel 2019.
Sono solo alcuni dei dati 2020 relativi al comparto molitorio nazionale, emersi in occasione dell’Assemblea annuale, Italmopa. Durante l’assemblea è stato eletto il nuovo presidente – Italmopa. Silvio Grassi è il nuovo presidente, eletto per il biennio 2021-2022.
Sulla base degli indicatori relativi alla produzione e ai prezzi delle diverse tipologie di sfarinati e sottoprodotti della macinazione, il fatturato dell’Industria molitoria, avrebbe invece raggiunto, nel 2020, quota 3,850 miliardi di euro con un incremento del 7,5% rispetto al 2019.
Relativamente al comparto della macinazione del frumento tenero, si registra una riduzione complessiva dei volumi produttivi del 4,2% rispetto al 2019 – ovvero da 4,055 a 3,883 milioni di tonnellate – per via, in particolare, della forte contrazione registrata nei canali della panificazione (-7,6%) e della pizzeria (-22,8%) solo molto parzialmente compensata da una crescita del canale domestico (+33,6%) che esprime tuttavia una quota piuttosto limitata sugli acquisti totali delle farine di frumento tenero.
Sostanzialmente stabile il canale export, che ha assorbito nel 2020 circa 200.000 tonnellate di farine, e in leggera crescita il canale biscotteria/lievitati all’interno del quale si costatano tuttavia andamenti contrastanti dei volumi di vendita tra le farine destinate ai prodotti di prima colazione, in significativa crescita, e quelle utilizzate per la produzione di dolci da ricorrenza, in forte frenata.
Sempre secondo Italmopa, il fatturato del comparto molitorio a frumento tenero, tenuto conto dell’incremento medio, rispetto al 2019, del prezzo delle farine (+5,7%) e delle crusche (+4,1%) – risultante in primis dall’incremento dei costi logistici e della materia prima frumento tenero – dovrebbe situarsi, nel 2020, in 1,861 miliardi di euro con una riduzione dell0 0,8% rispetto al fatturato calcolato nel 2019, pari a 1,877 miliardi di euro.
Per quanto riguarda il comparto del frumento duro è stato registrato, nel 2020, un incremento particolarmente rilevante (+9,0% circa) dei volumi di produzione di semole che, per la prima volta, si sono situati in oltre 4 milioni di tonnellate (4.206.000 t rispetto a 3.858.000 t nel 2019, di cui 3.855.000 t destinate alla produzione di pasta alimentare).
A differenza di quanto osservato per altri comparti alimentari particolarmente penalizzati per la chiusura dei canali Horeca a seguito dell’emergenza sanitaria, questa problematica, nel caso della filiera frumento duro – semola – pasta, è stata superata in considerazione dell’aumento sia della domanda interna del prodotto finale pasta, sia – e soprattutto – delle esportazioni che hanno, globalmente, più che compensato le perdite costatate presso il canale Horeca. Per quanto riguarda gli usi domestici della semola – che rappresentano una quota marginale, inferiore all’1,5%, del totale del volume delle vendite – si è registrato, analogamente al comparto del frumento tenero, un aumento tendenziale decisamente importante (+45% in volume), quale conseguenza della corsa allo scaffale verificatasi essenzialmente durante il lockdown della scorsa primavera, e proseguita successivamente, a fasi alterne e in misura territorialmente differenziata, nel prosieguo dell’anno.
L’incremento, nel 2020, dei volumi di produzione di semole nonché delle quotazioni medie delle stesse semole (+11,0%) e dei sottoprodotti della macinazione (+1,4%) ha determinato una corposa crescita del fatturato del comparto calcolato in 1,989 miliardi di euro con un incremento del 15,9% rispetto al fatturato calcolato nel 2019 (1,716 miliardi di euro).