Roma – La produzione nazionale 2021 di frumento duro ha fatto registrare, sotto il profilo quantitativo, e a trebbiatura ormai ultimata, un marginale recupero rispetto ai volumi produttivi costatati nel 2020, situandosi tra 3,850 e 3,900 milioni di tonnellate, con una crescita percentuale dell’1,5% circa rispetto al raccolto precedente.
Il raccolto appare, peraltro, particolarmente confortante sotto l’aspetto qualitativo anche se è stata riscontrata nella Regione Puglia, da sempre il maggior bacino di produzione del grano duro in Italia, una riduzione del contenuto proteico, principale parametro qualitativo della materia prima.
Questi i risultati dell’annuale, e scrupoloso, monitoraggio sull’esito quanti-qualitativo del raccolto nazionale di frumento duro effettuato da Italmopa, l’Associazione aderente a Federalimentare e Confindustria che rappresenta in via esclusiva l’Industria molitoria italiana.
“Il raccolto nazionale 2021 è caratterizzato, per quanto riguarda i volumi di produzione, da una marcata disomogeneità a livello regionale: la Puglia, e, in misura minore, alcune Regioni del Centro Italia hanno registrato dati produttivi negativi, in controtendenza rispetto ai risultati particolarmente positivi registrati sia in Sicilia, sia in Emilia-Romagna – precisa Silvio Grassi, presidente Italmopa -. “Complessivamente, la produzione nazionale permane carente del 40% circa rispetto al fabbisogno dell’industria molitoria, dato che conferma il ruolo di complementarietà delle importazioni rispetto alla produzione nazionale”.
La produzione internazionale, da parte sua, potrebbe registrare, sempre rispetto al 2020, una contrazione dei volumi riconducibile sia alla scarsità dei raccolti nel bacino del Mediterraneo, sia all’attesa flessione nel Nord America, per via delle condizioni climatiche particolarmente siccitose registrate nel corso delle ultime settimane.
“Dobbiamo purtroppo costatare” sottolinea Vincenzo Martinelli, Presidente della Sezione Molini a frumento duro Italmopa “alcuni fenomeni di ritenzione della materia prima frumento duro – attribuibili alle forti preoccupazioni riguardanti le previsioni negative sui raccolti statunitensi e canadesi – che, ove dovessero confermarsi, potrebbero rappresentare una minaccia alla continuità nell’approvvigionamento dell’Industria molitoria italiana. Tali fenomeni, in ogni modo, hanno già influito sull’andamento delle quotazioni del frumento duro che hanno registrato, nel corso dell’ultimo mese, una crescita di circa il 15% per situarsi, ormai, sui livelli più elevati degli ultimi 6 anni. Una situazione che possiamo considerare particolarmente delicata per l’Industria della trasformazione alla luce della forte incidenza del prezzo della granella su quello della semola”.
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