ROMA – Nonostante la riduzione delle superfici coltivate che, per la prima volta negli ultimi 100 anni, dovrebbero situarsi al di sotto di 500.000 ha, la produzione nazionale 2021 di frumento tenero potrebbe risultare in leggero incremento percentuale, circa il 4% in più, rispetto ai volumi produttivi constatati nel 2020 e situarsi così intorno ai 2,8 milioni di tonnellate.
E’ quanto evidenzia Italmopa – Associazione Industriali Mugnai d’Italia, aderente a Federalimentare e Confindustria, che rappresenta, in via esclusiva, l’Industria molitoria italiana a frumento tenero e a frumento duro, leader nell’Ue con oltre 11 milioni di tonnellate di materia prima annualmente trasformate per la produzione di farine e semole destinate a prodotti simbolo del “Made in Italy” alimentare quali pane, pizza, prodotti dolciari e della pasticceria e pasta.
“La situazione a livello regionale risulta fortemente disomogenea: sono state riscontrate sofferenze significative in alcuni areali produttivi mentre altri, quali quelli dell’Emilia-Romagna, la principale Regione di produzione del frumento tenero in Italia, hanno registrato risultati particolarmente positivi” precisa Andrea Valente, Presidente della sezione Molini a frumento tenero Italmopa “E’ tuttavia opportuno sottolineare, ancora una volta, che la produzione nazionale di frumento tenero risulta, strutturalmente, largamente deficitaria, e copre poco più del 35% del fabbisogno nazionale. Le importazioni restano pertanto un elemento imprescindibile per garantire la continuità del nostro approvvigionamento”.
La qualità media del nuovo raccolto può essere considerata nel complesso soddisfacente, per quanto si registrino, anche in questo caso, differenze, talvolta sostanziali, tra le varie zone di produzione.
“La volatilità e il continuo apprezzamento dei mercati riscontrati nel corso dell’ultimo anno hanno trovato conferma anche all’inizio della nuova campagna e prevediamo, nel corso dei prossimi mesi, forti tensioni sulle quotazioni del frumento tenero” prosegue Valente “Incrementi riconducibili, a un quadro produttivo internazionale che presenta ancora elementi di grande incertezza, riguardanti, in particolar modo, la produzione mondiale di mais, e le flessioni, ormai accertate, delle produzioni in Nordamerica dovute alla siccità che imperversa in quelle zone. Tale situazione lascia pertanto presagire forti aumenti delle quotazioni dei frumenti proteici di alta qualità largamente utilizzati dai molini italiani”.