BOLOGNA – Mentre incendi e tempeste si accaniscono in diverse parti d’Italia è uno straordinario quanto preoccupante record, quello fatto registrare dal Canale Emiliano Romagnolo: i prelievi idrici dal fiume Po sono al livello più alto mai raggiunto a questo punto della stagione irrigua; la quota derivata ha infatti toccato i 220 milioni di metri cubi!
I volumi mediamente attinti dal Grande Fiume nell’ultimo decennio (2011-2021) ammontavano finora a 161 metri cubi al secondo e l’anno peggiore era risultato il siccitoso 2012, in cui il prelievo era salito fino a quota 218 milioni di metri cubi.
A questo computo numerico, che palesa la situazione idricamente sempre più critica del comprensorio romagnolo, vanno aggiunti i circa 10 milioni di metri cubi prelevati dal fiume Reno. Anche l’ultima perturbazione, infatti, non ha interessato i territori della Romagna e se in Emilia lo stress idrico ha messo in grave difficoltà le colture di pomodoro ed i prati stabili per la produzione di Parmigiano Reggiano (recente è però la deroga amministrativa al Deflusso Minimo Vitale per prelievi emergenziali dai torrenti appenninici), è solo ed esclusivamente il Canale Emiliano Romagnolo a garantire un sufficiente approvvigionamento d’acqua all’ortofrutticoltura della Romagna.
“E’ stato necessario irrigare maggiormente, perché sono mancate le precipitazioni, che hanno finora caratterizzato le stagioni primaverili – commenta il Presidente del Consorzio C.E.R., Nicola Dalmonte – Se da una parte è piovuto poco più della metà della media stagionale, dall’altra le temperature sono aumentate di 2 gradi, rispetto alla media storica.”
A conferma dell’eccezionalità dell’annata in corso c’è anche la criticità evidenziata dai cosiddetti “picchi di portata”, che nel Canale Emiliano Romagnolo hanno raggiunto mc. 55 al secondo.
“Pur provvedendo in modo efficiente alle necessità idriche, va detto che la concomitante assenza di piogge rende non facile lo stesso funzionamento dell’opera “ dichiara il Direttore Generale del Consorzio C.E.R., Paolo Mannini.
“Ancora una volta – aggiunge Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – il Consorzio Canale Emiliano Romagnolo si dimostra elemento insostituibile per il valore, che la disponibilità idrica rappresenta in questo territorio, ma è prioritario individuare fonti integrative di approvvigionamento per aumentare i volumi erogabili e far fronte ad un futuro sempre più complesso da affrontare con le attuali infrastrutture.”
“Ricordiamo al proposito – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – che il Piano di Efficientamento della Rete Idraulica da noi presentato per l’inserimento nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede 858 progetti definitivi, capaci di attivare oltre 21.000 posti di lavoro, grazie ad un investimento pari a € 4.339.137.530,77. Farraginosità burocratiche permettendo, l’avanzato iter procedurale garantirebbe il rispetto dei tempi dettati dal Next Generation EU, che prevede la conclusione e la rendicontazione dei lavori entro il 2026.”
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