ROMA – “Sardegna, Calabria, Sicilia, Abruzzo. l’Italia brucia e la colpa è dell’uomo. Colpa dei piromani, attori delinquenziali, ma agevolati da un contesto di poca assunzione di responsabilità, nonostante i ripetuti appelli”.
Così il Consiglio dell’Ordine nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali ai devastanti incendi che interessano ampie porzioni d’Italia.
“Gli incendi sono una piaga non più accettabile: sono un rischio per le persone, distruggono case, stalle, imprese, provocano danni alla biodiversità e perdita di suolo fertile.” – afferma Sabrina Diamanti, presidente CONAF -“Quello che è inaccettabile è lo scarico di responsabilità nelle azioni di riduzione del danno. Attuare politiche di selvicoltura preventiva che circoscrivano il danno o facilitino lo spegnimento è possibile, anzi necessario. ma vanno fatte prima, non durante l’emergenza.
La necessità di pianificare le attività selvicolturali, sia in funzione della tutela del bosco che della difesa dagli incendi differenziati per ogni singola realtà territoriale. Pianificando specifici ed appropriati interventi sulla base delle caratteristiche ecofisiologiche delle varie tipologie di formazioni forestali. Per questo anche in occasione della consultazione sul PNRR abbiamo evidenziato la necessità di una maggiore presenza di Dottori Agronomi e Dottori Forestali nelle strutture pubbliche preposte alla tutela del territorio e dei boschi dando anche ampia disponibilità come Ordine.”
Il caso di Pescara è particolarmente emblematico, poiché si tratta di un incendio contiguo alla città, in cui il rischio di avere vittime è superiore. È l’esempio di come non ci sia una visione d’insieme, guidata da competenze tecnico-scientifiche, che porta a voler gestire alla stessa maniera un bosco ai margini della città, come la foresta nella riserva integrale.
“L’incendio che sta interessando Villaggio Alcione, Fosso Vallelunga e la Riserva della Pineta Dannunziana già lo scorso giugno era stato interessato da un rogo.
La pineta si trova all’interno della città di Pescara e per la sua composizione quasi monospecifica a Pino d’Aleppo (Pinus halepensis Mill.) è ad altro rischio pirologico, come inquadrato anche dalla carta del rischio pirologico della Regione Abruzzo. Nonostante la ripetuta manifesta contrarietà di agronomi e forestali, attualmente per il piano di assetto naturalistico, la Pineta e le aree del Fosso Vallelunga, per scelta, non vengono manutenute ai fini antincendio. Si è scelto, pericolosamente, di non sfalciare l’erba nei fossi, sotto i pini e di recintare il tutto lasciando a evoluzione naturale. Stessa decisione in merito alberi morti in piedi o caduti a terra che non vengono rimossi.” – afferma Matteo Colarossi, Presidente dell’ordine di Pescara -“La Pineta è di origine antropica frutto di impianto ex novo da parte del Marchese D’Avalos nel ‘500. Le attuali piante sono frutto di rimboschimenti fatti dall’ex Corpo Forestale dello Stato a partire dal dopoguerra agli anni ‘80. Non c’è, quindi, un’origine relitta e semi-primigenia che giustifichi l’evoluzione naturale di un rimboschimento artificiale all’interno di una città. Prima dell’istituzione della Riserva e dell’approvazione del piano di assetto naturalistico venivano attuate tutte le operazioni preventive come lo sfalcio delle erbe, i diradamenti migliorativi della struttura e delle condizioni fitosanitarie e la rimozione della necromassa (legna secca) in piedi o a terra.
L’incendio di questi giorni purtroppo dà ragione a ciò che da tempo andiamo dicendo: parlando di una zona abitata, si sono rivelate sbagliate le scelte del Piano di assetto naturalistico, in cui l’evoluzione naturale è stata preferita alla Gestione Attiva Selvicolturale volta a prevenire gli incendi. Non sarà mai troppo presto capire che gestire permetterà di valorizzare, proteggere e migliorare in biodiversità e resilienza i nostri boschi e foreste.”