Biologico, Battistoni (Mipaaf): Settore in costante crescita, i numeri sono importanti

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ROMA – “Grazie alla sua grande biodiversità l’Italia presenta una naturale vocazione per l’agricoltura biologica, un comparto che, nonostante le grandi difficoltà dovute nel 2020 all’emergenza sanitaria, ha dimostrato di essere vitale, continuando la sua crescita in un contesto che ha visto diverse novità aumentate come la SAU bio che ha raggiunto in Italia quota 2,1 milioni di ettari pari a circa il 17% del territorio”. E’ quanto dichiara in una nota Francesco Battistoni, sottosegretario al Mipaaf.

“A livello europeo, dopo la strategia “Farm to Fork” ed i suoi noti obiettivi, è stato varato il nuovo Piano d’Azione per la produzione biologica, con lo scopo in primis di stimolare la conversione delle aziende e la domanda dei consumatori”, prosegue Battistoni. “In Italia, in attesa della definitiva approvazione della legge quadro, che rappresenta il futuro per il settore assieme alla redazione del Piano Strategico della PAC, il PNRR ha portato in dotazione per il bio 300 milioni di euro in 5 anni. Sono questi alcuni dei punti da cui il nostro biologico può ripartire, confortato dai dati per l’anno 2020 elaborati dal SINAB (Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica) per il Mipaaf che ci confermano che il settore non solo ha retto all’urto della pandemia ed alle difficoltà oggettive che ne sono seguite ma, rispetto al 2019, è tornato a crescere in maniera evidente”.
“La superficie biologica – aggiunge Battistoni – è infatti aumentata, rispetto all’anno precedente, di +5,1 punti percentuali, vale a dire di oltre 100 mila ettari e dei 2,1 milioni di ettari questi sono coltivati per il 49% di seminativi e ortaggi, per il 28% di prati e pascoli e per il 24% di colture permanenti da frutto. Nel 2020, inoltre, a crescere maggiormente sono state le superfici a vite e le colture foraggere; più contenuta la crescita degli ettari a cereali (+1%) e a olivo (+2%). L’analisi della distribuzione geografica della SAU biologica – prosegue il sottosegretario – mostra che, nel 2020, il 57% delle coltivazioni bio si trovava in 5 Regioni: Sicilia (382.798 ha), Puglia (269.497ha), Calabria (192.854 ha), Toscana (180.242) ed Emilia-Romagna (175.080)”.

“Rispetto al 2019, poi, la dinamica dell’evoluzione delle superfici biologiche risulta diversa da Regione a Regione. Le superfici, in termini percentuali, risultano in calo in Calabria, segnando un -7%, mentre sono aumentate in Sicilia (+3%), Puglia (+1%), Toscana (+25%) ed Emilia-Romagna (+5%). In valore assoluto, gli incrementi più consistenti, riguardano Toscana, Sardegna e Lazio, mentre le diminuzioni più marcate si verificano in Calabria, Campania e Lombardia”.

“Fra gli aumenti registrati sicuramente c’è da sottolineare quello degli operatori del settore che hanno raggiunto il numero di 81.731 unità, con un incremento rispetto al 2019 dell’+1,3%. Nel 2010 erano 47.663 significa che in dieci anni sono cresciuti di oltre 34.000 unità, con un aumento percentuale di oltre il 70%. Guardando al dato regionale – continua Battistoni – le Regioni che registrano il maggior numero di operatori sono la Sicilia (10.860 unità), la Calabria (10.109 unità) e la Puglia (9.267 unità), che insieme raccolgono il 37% del totale degli operatori italiani, anche se altre Regioni hanno registrato, rispetto al 2019, performance interessanti, come la Toscana (+14%), la Sardegna (+11%), il Lazio e l’Abruzzo, che crescono entrambe del 7%”.

“Altri due dati significativi sono quelli riservati alle importazioni e al mercato interno. Il primo è cresciuto di oltre il 10% rispetto al 2019 e tale andamento è principalmente attribuibile alla categoria dei cereali, che ha registrato un aumento delle quantità importate del 24,5% rispetto al 2019. Continuano inoltre a crescere anche le importazioni di oli e grassi vegetali (41,2%), di ortaggi e legumi (19,7%), e della categoria del caffè, cacao, zuccheri tè e spezie (14,4%). I primi tre Paesi esportatori da cui l’Italia importa sono Turchia, Tunisia e Cina, in termini di volume di prodotti bio importati, questi Paesi pesano rispettivamente per il 21,0%, l’11,6% e l’11,4% sul totale delle tonnellate importate. Per quanto riguarda invece la domanda interna – aggiunge Battistoni – dopo un’impennata dei consumi di prodotti biologici registrata durante il primo lockdown del 2020 nella distribuzione organizzata l’andamento delle vendite si è stabilizzato sulla tendenza monitorata negli ultimi anni pre-Covid. I consumi di agroalimentare biologico che, nelle stime Ismea non considerano il settore dell’Horeca, sono pari a 3,6 Miliardi di euro con una crescita dell’1,9% rispetto all’anno precedente. Un risultato – prosegue – che non risponde appieno alle potenzialità del sistema nel suo complesso e alle aspettative di veicolare i prodotti di qualità a un numero sempre più ampio di consumatori. L’ortofrutta – conclude Battistoni – resta il comparto più rappresentato con oltre il 47% del valore e la distribuzione delle vendite vede ancora la GDO come il canale preferito dagli italiani (65%) anche se le mutate abitudini maturate nell’ultimo periodo hanno portato alla riscoperta dei negozi di prossimità e a quelli specializzati per il bio. Interessante infine notare come anche il biologico si sia mostrato sensibile al fascino dell’online, cresciuto in meno di 3 anni di oltre il 95%”.

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