MILANO – “Quello che è successo oggi con la sospensione dell’attività venatoria in Lombardia è una decisione assurda, scellerata e non supportata scientificamente che andrà solo a danneggiare ulteriormente ed esclusivamente il mondo agricolo, quello venatorio e soprattutto le migliaia di famiglie che vivono e lavorano in questo mondo”. Lo dichiara Barbara Mazzali, consigliere regionale di Fratelli d’Italia
La caccia, insieme al tiro e in generale al mondo delle armi e delle munizioni, rappresenta una voce fondamentale nel sistema economico italiano. Per tutti questi lavoratori riparte un nuovo lockdown che per molti di loro vorrà dire inevitabilmente la fine e la chiusura per le loro aziende. Anni di lavoro, esperienza ed eccellenza che rischiano d’essere spazzati via da un animalismo becero e pieno di contraddizioni. La chiusura dell’attività venatoria non è solo la chiusura della caccia ma è un danno economico incalcolabile in un comparto che rappresenta il 2 % di pil nazionale e che ha visto come tutte le altre attività quasi due anni di fermo.
Non posso che esprimere tutta la mia preoccupazione e contrarietà alla chiusura dell’attività venatoria e invito il Presidente del TAR a riflettere sulla sua presa di posizione. Perché quello che accadrà da domani avrà ripercussioni su migliaia di famiglie che vivono e garantiscono ai loro figli un tetto e una vita dignitosa.
Dalle 120 aziende armiere della Val Trompia, al suo indotto, ai produttori di munizioni, alle aziende produttrici di abbigliamento e calzature, di binocoli, di automobili per la caccia, alle aziende faunistico venatorie, alle riserve, alle armerie, alle case di caccia con i loro ristoranti e bar, alle aziende per il ripopolamento e poi i cacciatori che hanno già versato tutte le quote e che sono stati presi in giro da qualche “errore di valutazione”.
Credo che sia arrivato il momento di far sentire la nostra voce e mostrare il nostro dissenso su certe incomprensibili decisioni. Credo che il mondo venatorio, e a caduta quello agricolo, debba pretendere che chi ricopre certi ruoli istituzioni sia all’altezza della materia su cui legifera perché non possiamo più subire lo stress ambientalista e vedere nel “blocco della caccia” la risoluzione di tutti i problemi”.