MILANO – “Fino ad oggi le centrali a gas sono state considerate la sola fonte di energia costante, programmabile e sostenibile sul piano ambientale per la transizione energetica, con il compito di supportare la discontinuità e il bilanciamento della rete.
L’Italia però è fortemente dipendente dall’estero per l’approvvigionamento di gas e il recente aumento del costo della materia prima ha generato notevoli ripercussioni sulle bollette”.
Così il presidente dell’Associazione EBS (Energia da biomasse solide), Antonio Di Cosimo, sul ruolo delle biomasse solide nella transizione energetica, a fronte dell’aumento delle bollette.
“In questo contesto le biomasse solide – spiega Di Cosimo – rappresentano l’alternativa più sostenibile perché sono una fonte di energia rinnovabile, l’unica programmabile e in grado di garantire regolarità e continuità di esercizio per oltre 8 mila ore l’anno. Una soluzione strategica che nella fase di transizione permetterebbe di ridurre sempre più la nostra dipendenza dal gas con un miglior equilibrio del mix energetico, visto che oggi il nostro Paese ricorre al gas per circa metà dell’energia elettrica prodotta”.
La produzione elettrica annua delle centrali a biomasse solide supera attualmente i 3.000 GWh attraverso l’uso di circa 3,5 milioni di tonnellate di biomassa solida di cui oltre il 90% proviene dall’Italia. I dati si riferiscono alle aziende appartenenti alla nostra Associazione che rappresenta oltre il 75% della produzione elettrica da biomasse solide e quasi la totalità se si considerano gli impianti di taglia superiore a 5 MW (secondo i dati 2020 del GSE, in Italia la produzione di energia elettrica da biomassa solida è di circa 3.211 GWh). Questi numeri potrebbero crescere ulteriormente raggiungendo un aumento di produzione del 30% anche solo ampliando gli impianti esistenti, senza contare nuove installazioni che sarebbero possibili esclusivamente con un quadro normativo certo, ora mancante.
“In questo modo si genererebbe un mix virtuoso in cui le biomasse, per la loro regolarità, “completerebbero” la produzione delle altre fonti rinnovabili intermittenti come l’eolico e il fotovoltaico. Va considerato che i rincari delle bollette sono dovuti anche ai ritardi nello sviluppo delle rinnovabili e alla lentezza nell’installazione di questa tipologia di impianti. Tale situazione, caratterizzata da aste deserte e unita allo spegnimento delle centrali a carbone nei prossimi tre anni, fa prevedere uno scenario in cui il mantenimento delle centrali a biomasse solide esistenti sarà più che mai necessario” conclude il presidente EBS.