VERONA – Sale la produzione di polli e tacchini, ma le aziende veronesi faticano sempre di più a trovare manodopera.
Un problema di cui si è discusso nella neonata sezione di prodotto Allevamenti avicoli di Confagricoltura Verona, che ha nominato presidente Diego Zoccante, titolare di un allevamento che conta 15 mila tacchini da carne a Bolca. Vicepresidente è Diego Morandini.
“Facciamo fatica a reperire personale formato e adeguato per i lavori in campagna e la raccolta di animali – spiega Zoccante -. Si tratta di lavori a chiamata e a singhiozzo, ad esempio di carico bestiame o vaccinazioni, che durano magari uno o due giorni, o una notte o per poche ore, che necessiterebbero perciò di forme di assunzione molto snelle come erano una volta i voucher. Con la burocrazia attuale l’iter amministrativo, in tempi così ristretti, è abnorme e inoltre la pandemia ha acuito le difficoltà di reperimento dei lavoratori, perché molti braccianti dell’Est sono tornati nei Paesi d’origine. Noi avicoltori auspichiamo forme snelle di assunzione, con personale adeguatamente formato, con facilità d’utilizzo e rapporto diretto con gli operatori, utili anche per scongiurare sacche di lavoro irregolari”.
Verona rimane leader incontrastata a livello nazionale per la produzione di carne di tacchino, che ha registrato un tasso di crescita del 3,1 per cento, e prima in Veneto per produzione di carne avicola (cioè polli, conigli, quaglie e oche), con oltre 258.000 tonnellate di carne prodotta sul totale di 564.000. Una quota che equivale quasi al 50 per cento, per un valore di oltre 337 milioni di euro. Nei periodi di lockdown si è assistito a un forte incremento dei consumi di pollo e tacchino, che ha consentito di mantenere le quote di mercato nonostante le perdite nel canale Horeca (ristoranti, bar, rosticcerie, mense). Ma i prezzi sono rimasti al palo.
“La Lessinia ha un buon numero di allevamenti di tacchino, così come il resto della provincia – riferisce Zoccante -, e anche quelli di polli ci vedono in prima linea. Molti imprenditori agricoli, date le difficoltà nei settori frutticolo e dei seminativi, si sono spostati sulla zootecnia. Abbiamo fatto un grande balzo sul fronte qualitativo con allevamenti a bassa densità, tetti senza amianto coibentati, luci led per il risparmio energetico e attrezzature moderne che garantiscono acqua fresca, pulizia e lettiere di ottima qualità. Stiamo inoltre puntando a raggiungere gli standard delle filiere antibiotic free, dato che abbiamo già eliminato all’80 per cento l’uso di antibiotici. L’esserci attenuti alle normative riguardanti il benessere animale e la sostenibilità ha fatto sì che la nostra carne venga venduta in Paesi del Nord come la Germania, che apprezzano il prodotto italiano sano e genuino, ma le quotazioni rimangono basse e non compensano i continui sforzi che ci vengono richiesti dalle norme Ue e nazionali. In questo momento l’aumento dei costi di produzione, mangimi in primis, e dell’energia sta ulteriormente riducendo i margini di redditività, senza che vengano attuate politiche di sostegno o compensazione. Il rischio è che molte aziende siano costrette a un ridimensionamento o a rimandare gli investimenti, che sono invece necessari per restare al passo con il mercato”.