VERONA – “I Piani Produttivi adottati dal Consorzio Tutela Grana Padano dal 2003, il primo anno di applicazione, sino al 2020 hanno garantito una crescita produttiva del 40,4%, pari al 2,38% annuo, una media che dal 2010 è salita al 2,47% all’anno.
Significa che nel 2020 sono stati trasformati a Grana Padano 10 milioni di quintali di latte in più rispetto al 2003 e non ci risulta esistere in Europa, per comparti caseari di significativa entità, crescite così corpose e neppure esiste per latte omogeneo, derivato da alimentazione a silomais, una destinazione mediamente più remunerativa”.
Questi dati segnano un punto d’arrivo e al tempo stesso di ripartenza con la ripresa economica secondo Stefano Berni, Direttore Generale del Consorzio Grana Padano, che ha partecipato stamane alla Fiera di Verona al “Festival del Futuro”, con un intervento nella sessione sul tema “La nuova PAC europea. Sostenibilità e valorizzazione della qualità delle materie prime come fattore critico del successo del Made in Italy”, confrontandosi con l’Europarlamentare on. Paolo De Castro, con Luca Giavi, direttore generale del Consorzio della DOC Prosecco e con Luigi Consiglio, Presidente GEA, mentre del Presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini, è stata trasmessa un’intervista.
“La valorizzazione del latte deriva dalla sua destinazione ed è fuori da ogni dubbio che quella maggiore, per latte omogeneo da silomais e per sistemi rilevanti e organizzati, senza confronti quindi con micronicchie, è quella per il prodotto destinato a Grana Padano”, ha spiegato Berni, ricordando che i parametri per la valutazione possono essere il conteggio dei costi di collocamento del Grana Padano, il dividendo medio per litro di latte nelle cooperative o il prezzo pagato alla stalla dai caseifici privati in base all’accordo con i produttori e che tiene conto del prezzo del Grana Padano rilevato dalle Camere di Commercio.
Pur con comprensibili variazioni, mediamente la differenza a favore del latte destinato a Grana Padano negli ultimi anni è stata dell’8 per cento. “Questa performance è possibile innanzitutto, perché il Grana Padano è un prodotto molto apprezzato, proprio grazie alla pregiata materia prima, appunto il latte esclusivamente della Pianura Padana, forte di un indissolubile legame con il proprio territorio DOP”, spiega Berni.
Inoltre tutto il sistema Grana Padano dal 2007 sta facendo della sostenibilità ambientale ed economica un must irrinunciabile, sul quale oggi sta lavorando con grande determinazione insieme alle più importanti istituzioni italiane in materia, a cominciare dal Politecnico di Milano e dall’Università Cattolica di Piacenza. “Questi sforzi hanno consentito al Grana Padano di essere considerato il migliore nel rapporto qualità-prezzo tanto da essere il prodotto DOP più consumato in Italia e nel mondo con un 42% di quantità esportata nel 2021 – ha affermato il Direttore Generale del Consorzio -. Ma certamente da anni è determinante anche il Piano Produttivo”.
Per Berni si tratta di uno strumento con due finalità. “La prima stimola una crescita produttiva “educata” e programmata, evitando “up and down” pericolosi per un prodotto stagionato mesi e mesi così diffuso e così popolare; la seconda fornisce le risorse che aiutano il collocamento del prodotto in crescita che abbisogna di spazi nuovi e aggiuntivi”.
Secondo il Direttore Generale del Consorzio, questi risultati lusinghieri sono comunque migliorabili e fondamentale per riuscirci sarà il nuovo Piano strategico, in discussione alla prossima assemblea generale del 26 novembre. “Nel 2022, e a seguire nel 2023 e 2024, cercheremo di migliorare la performance di crescita annua mantenendo il valore all’ingrosso, che conferisce al nostro latte un valore superiore all’altro omogeneo – ha concluso Berni – Per riuscirci spenderemo un po’ di più e sempre in modo più proficuo, forti delle nostre esperienze recenti e di quelle passate, e con la guida di un top player nella gestione strategica, prospettica ed espansiva, la KPMG, perché ci aiuti a migliorare ulteriormente”.