FIRENZE – Spesso capita che i lavoratori dipendenti del settore privato, nelle vicinanze del pensionamento, si trovano di fronte al problema di come poter valorizzare i periodi lavorati con un contratto di part-time verticale ciclico.
Il part time ciclico è un particolare contratto di lavoro, distinto dai tradizionali part
time orizzontali e verticali, perché non basato sul monte orario giornaliero ma annuale. In pratica, invece di lavorare solo per una parte della giornata o della settimana, si è attivi solo in determinati periodi dell’anno, a seconda delle esigenze dell’azienda.
Difatti il tema coinvolge i dipendenti del settore privato che hanno lavorato solo in
alcuni mesi dell’anno avendo così un vuoto contributivo per il restante periodo.
La normativa, in origine, non prevedeva la valorizzazione dei periodi di inattività lavorativa del part-time. Ad esempio se venivano lavorati 9 mesi l’anno l’Inps accreditava sul
conto assicurativo 9 mesi anziché 12.
Come si intuisce in caso di rapporto di lavoro in part time verticale della durata di
molti anni, i contributi potevano subire una drastica riduzione allontanando così la
pensione.
La Corte di Giustizia nel 2010 si è pronunciata con una sentenza grazie alla quale è emersa la necessità di tenere conto anche dei periodi non lavorati.
Seguendo questa impostazione la Cassazione ha iniziato ad accogliere le richieste dei
lavoratori, affermando il principio secondo cui anche ai soggetti in regime di part-time verticale, l’ammontare dei contributi versati doveva essere riproporzionato sull’intero anno.
Ecco che, finalmente il 1° gennaio 2021 il legislatore è intervenuto definitivamente attribuendo anche ai lavoratori in part-time verticale il diritto ad avere l’intero anno
riconosciuto. Il beneficio è riconosciuto anche per i periodi precedenti al 1° gennaio, a
condizione che il lavoratore presenti domanda di richiesta all’Inps.
È senz’altro una novità importante grazie alla quale i cittadini possono recuperare parte
dei contributi versati utili al pensionamento.
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