ROMA – La Confederazione Europea dei Proprietari Forestali (Cepf) ospite della FNP Risorse Boschive e Coltivazioni legnose a Palazzo della Valle.
Un’Europa all’altezza del patrimonio boschivo che la natura le ha affidato. Questa è l’aspirazione a cui la Confederazione Europea dei Proprietari Forestali (Cepf) condivide con Confagricoltura. Hubert de Schorlemer, responsabile dei rapporti tra gli aderenti al network della confederazione europea e il segretario generale del Cepf, Fanny Pomme Langue, sono stati gli ospiti di ieri a Palazzo della Valle della FNP Risorse boschive e coltivazioni legnose e del suo presidente Enrico Allasia.
L’associazione ombrello, di cui Confagricoltura è socia del 2019, comprende piccoli e medi proprietari di aree boschive, venti confederazioni nazionali e vari enti nazionali e internazionali. Complessivamente rappresenta 14 milioni di persone, titolari del 60% delle aree forestali europee. Il Cepf ha un approccio critico ma costruttivo alle politiche comunitarie, giudicate green ma poco vicine alla quotidianità degli operatori del settore. Lo dimostra la disomogeneità tra le diverse politiche che si ritrovano nel New Green Deal europeo. Un esempio è il contenuto del nuovo Regolamento sulla Deforestazione basato su una definizione di “degrado forestale”, strettamente collegata a una classificazione che stabilisce quali siano le pratiche sostenibili in bosco e quali non. Poco o nulla viene detto, però, sulle modalità con cui svolgere le attività di gestione forestale. «Per noi, invece, la gestione attiva dei boschi è un elemento fondamentale – ha commentato de Schorlemer –. L’impressione che abbiamo è che la Commissione Europea sia orientata verso una crescita naturale dei boschi con un intervento umano molto limitato».
Sfruttato solo il 30% dell’intero patrimonio boschivo
«Nonostante l’estensione dei boschi abbia raggiunto gli 11 milioni di ettari con un incremento in dieci anni di 587 mila ettari – ha ricordato il presidente Allasia –, sfruttiamo solo il 30% dell’intero patrimonio boschivo, con la conseguenza che l’Italia importa il 70% del suo fabbisogno interno. Siamo i primi per import di legna da ardere e per semilavorati, quarti per la produzione di scarti destinati a produzione di energia da biomasse». Per il presidente della Fnp è fondamentale sburocratizzare il sistema e potenziare la programmazione. «Ottenere le autorizzazioni al taglio è difficile e i piani di assestamento e di gestione sono pochi. L’incontro con de Schorlemer e Pomme Langue è stata l’occasione per approfondire il loro lavoro. Insieme al Cepf potremo portare le problematiche del nostro settore sul tavolo della politica con maggiore efficacia», ha concluso Allasia.