BOLOGNA – “Piani di controllo e ‘autodifesa‘ degli agricoltori nel contenere i cinghiali: è un passo avanti per contrastare l’invasività di questi selvatici che puntualmente arrecano danni alle colture agricole”.
È il commento del presidente di Cia – Agricoltori Italiani dell’Emilia Romagna, Cristiano Fini, riguardo al provvedimento della Regione, approvato lo scorso 22 novembre (Dgr. n. 1793), che permette ai proprietari o conduttori dei fondi di avvalersi dei propri famigliari o dipendenti e di due coadiutori di fiducia nel limitare la specie.
“Si agevola così l’agricoltore nell’effettuare l’indispensabile azione di autodifesa superando l’inerzia e l’inefficacia dei risultati ottenuti nel corso degli anni da chi era preposto ad intervenire – osserva Fini – . Abbiamo chiesto ed ottenuto questa disposizione che consente, inoltre, agli agricoltori sino adesso autorizzati dalla Polizia provinciale, di esercitare sui terreni in conduzione l’autodifesa e di essere esonerati dall’obbligo di ottenere una specifica abilitazione alla specie cinghiale in quanto negli anni hanno maturato le conoscenze e le capacità ora richieste”.
Per coloro che ne faranno richiesta e che non hanno mai attuato l’autodifesa, invece, sarà necessario acquisire la specifica autorizzazione a seguito della frequentazione di un corso e il superamento del relativo esame. Cia Emilia Romagna apprezza lo sforzo che la Regione sta facendo per modificare la Legge regionale 8/94 adeguandola alle mutate esigenze.
“Occorre altresì – conclude Fini – apportare modifiche nell’ambito della Legge nazionale sulla caccia, la 157/92, come da tempo da noi denunciato, che è ampiamente inadeguata, tant’è che Cia nel 2019 ha presentato una proposta di radicale modifica della Legge quadro nazionale. Le proposte sino ad ora presentate in Parlamento – conclude Fini – purtroppo non hanno prodotto alcun risultato”.
Stralcio dell’articolo 19 della Legge nazionale sulla caccia 157/92
….”Tali piani (di controllo) devono essere attuati dalle guardie venatorie dipendenti dalle amministrazioni provinciali. Queste ultime potranno altresì avvalersi dei proprietari o conduttori dei fondi sui quali si attuano i piani medesimi, purchè muniti di lincenza per l’esercizio venatorio, nonchè delle guardie forestali e delle guardie comunali munite di licenza per l’esercizio venatorio”.
Cia Toscana: oltre il 75% agricoltori non ha porto d’armi, serve allargare la possibilità di contenimento a familiari e dipendenti
Estendere l’autodifesa degli agricoltori nel contenere i cinghiali anche a familiari e dipendenti, come proposto a più riprese dalla Cia Agricoltori Italiani della Toscana, è effettivamente possibile.
L’estensione è infatti stata introdotta dalla Regione Emilia Romagna: grazie ad un provvedimento recentemente approvato, si permette ai proprietari o conduttori dei fondi di avvalersi dei propri familiari o dipendenti e di due coadiutori di fiducia nel limitare la specie, per intervenire in ‘autodifesa’ per il contenimento di cinghiali e animali selvatici.
In Toscana – ricorda la Cia regionale – oltre il 75% degli agricoltori non ha il porto d’armi, per cui concedere la possibilità di contenimento ungulati ai soli proprietari o conduttori è molto limitante. Per questo come abbiamo più volte ripetuto è necessario estendere questa possibilità anche ad altri soggetti che gravitano nella stessa azienda agricola: sarebbe un aiuto, seppur parziale, nel limitare la presenza sempre più evidente e dannosa dei selvatici nelle colture e aziende agricole. Tutte le motivazioni avanzate fino ad oggi dalla Regione Toscana, quindi, decadono con il provvedimento adottato dall’Emila Romagna.
In Emilia Romagna la disposizione consente, inoltre, agli agricoltori fino ad ora autorizzati dalla Polizia provinciale, di esercitare sui terreni in conduzione l’autodifesa e di essere esonerati dall’obbligo di ottenere una specifica abilitazione alla specie cinghiale in quanto negli anni hanno maturato le conoscenze e le capacità ora richieste. Per coloro che ne faranno richiesta e che non hanno mai attuato l’autodifesa – ha spiegato la Cia Emilia Romagna -, invece, sarà necessario acquisire la specifica autorizzazione a seguito della frequentazione di un corso e il superamento del relativo esame.