CASERTA – Appello alla mobilitazione in Campania “contro il massacro delle bufale e aziende”. Come convenuto durante l’incontro tenuto via web il 3 gennaio 2021 e convocato da Altragricoltura, dall’Associazione Tutela Allevamento Bufala Mediterranea, dal SIAAB e dalla Consulta Allevatori di Grazzanise aperto alla partecipazione dei Sindaci, degli eletti e delle realtà Sociali di territorio per discutere (all’indomani della presentazione di atti legali tesi ad ottenere giustizia sull’indecoroso e irresponsabile massacro di Bufale e di aziende che sta compromettendo il grande e storico patrimonio bufalino del Paese), si è tenuto il 4 gennaio l’incontro fra le associazioni, organizzazioni sindacali e movimenti che stanno animando l’iniziativa in campo.
Gianni Fabbris (per la Presidenza della Confederazione Altragricoltura), Adriano Noviello (per l’Associazione Tutela Allevamento Bufala Mediterranea), Lino Martone (SIAAB), Paolo Carlino (per la Lega Allevatori Bufalini), Domenico Fenizia (per la Associazione Amici della Bufala), in nome delle Associazioni che presiedono e degli allevatori associati (la maggioranza delle aziende allevatrici del territorio Casertano), hanno sottoscritto un documento con cui fissano i cinque obiettivi posti alla nuova fase unitaria della mobilitazione, convocano lo stato di agitazione di tutta la filiera bufalina e fissano “entro il 26 di gennaio” (nelle forme che sanno decise nei prossimi giorni) una ampia e determinata manifestazione popolare per “ottenere quelle risposte che finora le istituzioni non hanno voluto o saputo dare”.
Fra i cinque obiettivi, oltre che le richieste al Governo, alla Commissione Europea, al Parlamento), sono chiarissimi quelli rivolti alla Regione Campania:
1) richiesta di apertura del confronto con i sottoscrittori sulla base dei documenti elaborati dalle associazioni unificati dalla comune proposta di assumere come base il piano di vaccinazione contro la brucella e finalizzati ad un piano di rilancio e tutela della filiera bufalina (allevatori, trasformatori artigianali, trasportatori e distributori non industriali) contro la speculazione finanziaria
2) il confronto con la Regione Campania è subordinato a due condizioni pregiudiziali: la Regione deve chiarire le circostanze del fallimento del piano anti brucella e anti tbc fin qui gestito per come si è evidenziato dai numeri emersi a seguito delle indagini della magistratura e deve rimuovere dall’incarico i dirigenti che lo hanno gestito a iniziare, fra gli altri, dal Dott. Antonio Limone e dal Dott. Paolo Sarnelli.
Nel documento (che è stato inviato ai sindaci del territorio e viene divulgato oggi su tutti i canali social dei diversi movimenti) vengono anche fissate le prime modalità operative in vista della mobilitazione che nelle prossime tre settimane ha l’obiettivo di mettere in campo la più larga e partecipata azione di mobilitazione popolare per una campagna che punta a far diventare la vertenza per la difesa del patrimonio bufalino la “grande questione sociale nazionale e internazionale che merita avendo il settore una valenza strategica per tutto il Made in Italy e l’agroalimentare del Paese e per sottrarlo dalle corte manovre speculative che vorrebbero rinchiudere la vicenda nella marginalità delle cronache giudiziarie”.
“La nascita del Coordinamento Unitario per la Difesa del Patrimonio Biufalino” dicono insieme i sottoscrittori del documento che ricordano di rappresentare (numeri alla mano e atti ufficiali) la maggioranza degli allevatori casertani “è la migliore risposta ai patetici tentativi, destinati a fallire, di dividere gli allevatori scegliendosi interlocutori senza alcuna reale legittimazione. Gli allevatori hanno ben chiaro quali sono i loro interessi e, invece di perdere tempo in inutili tentativi di divisione, la Regione e Roma diano risposte chiare e definitive alle domande che poniamo da troppo tempo inascoltati”.
Il Coordinamento lancia 5 appelli: agli allevatori casertani all’unità, a tutti i soggetti impegnati a difendere l’agroalimentare nazionale per sostenere la vertenza, ai sindaci a scendere in campo senza indugi per tutelare le comunità, agli uomini e le donne della comunicazione perchè “vadano oltre le veline dei comunicati ufficiali” e, mettendo in campo la loro indipendenza e capacità professionale, a raccontare la verità sull’irresponsabile massacro delle mandrie e delle aziende e sugli interessi che ci sono dietro.
Il documento è aperto alla partecipazione di tutti gli uomini e donne libere e le associazioni e realtà istituzionali che vorranno partecipare al percorso di mobilitazione e che potranno aderire inviando una mail a salviamolebufale@altragricoltura.net.
Il coordinamento, nell’inviare il documento ai sindaci, li ha invitati ad un nuovo incontro per il 7 gennaio alle ore 17.
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