ROMA – È la performance ormai inusuale dei bacini siciliani, la buona notizia di questo avvio d’anno: complici le abbondanti piogge, trattengono oltre 428 milioni di metri cubi d’acqua contro i circa 283 di un anno fa (fonte: Dipartimento Regionale dell’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico Sicilia).
“Il paradosso è che buona parte di questa ricchezza, tanto più importante in una regione toccata dal rischio desertificazione, non potrà essere utilizzata per il mancato completamento degli allacciamenti irrigui” si rammarica Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
È invece la costante decrescita del fiume Adda, in Lombardia, l’emblema di un’Italia, che continua a vedere il Nord Italia in sofferenza idrica: l’immissario del lago di Como è passato da una portata di 258 metri cubi al secondo, ad inizio Novembre, agli attuali mc/sec 93, cioè il peggior dato dal 2017. Ne consegue che il bacino del Lario è abbondantemente sotto media (il riempimento è all’11,2%), così come tutti i grandi invasi settentrionali, ad eccezione del Garda.
Registrano un calo le portate dei corsi d’acqua in Val d’Aosta (la Dora Baltea continua comunque a registrare una condizione idrica marcatamente migliore della media storica: mc/sec 24,1 contro mc/sec 6,00), mentre sono in leggera crescita i fiumi piemontesi a dispetto di un calo dell’85,6% nelle piogge dicembrine con punte localizzate fino a – 80% (fonte: ARPA Piemonte); ciò fa ritenere che temperature mediamente elevate per il periodo possano avere già comportato lo scioglimento di un primo strato nevoso. A beneficiare dell’eventualità è anche il fiume Po, che segna potate in crescita nel tratto iniziale per tornare sotto media man mano che ci si avvicina al delta (a Pontelagoscuro: mc/sec 982,6 contro una media mensile di mc/sec 1506 ed una portata dicembrina 2021 pari a mc/sec 1819,04).
In linea con le annate di scarsità idrica sono i fiumi veneti con l’eccezione del Piave (in meglio) e del Brenta (in peggio),
Pur in ripresa, i fiumi dell’Emilia Romagna restano abbondantemente sotto media (Reno: mc/sec 6,4 contro una media storica mensile di mc/sec 38,4; Secchia: mc/sec 3,5 contro una media pari a 26,5!).
Con l’eccezione della Sieve, restano sotto media, pur avvicinandola, anche i fiumi toscani, che evidenziano, ad iniziare dall’Arno, una grande difficoltà ad abbandonare lo stato di sofferenza idrica, che ha caratterizzato la gran parte dei mesi nel 2021 (fonte: Centro Funzionale Regione Toscana).
“Questo persistente deficit idrico rafforza la necessità di dotare il territorio di una rete di invasi, capaci di fungere da serbatoi di riserva per le esigenze del territorio. Una prima risposta arriverà con i finanziamenti comunitari del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma dovrà essere solo l’avvio di una strategia di investimenti pluriennali” sottolinea Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.
I fiumi marchigiani hanno invece recuperato il deficit idrico dei mesi scorsi, così come i bacini della regione che, trattenendo oltre 39 milioni di metri cubi d’acqua sono tornati in linea con gli anni scorsi.
Nel Lazio cresce il livello del lago di Bracciano, mentre i fiumi Liri-Garigliano e Sacco restano lontanissimi dalla condizione idrica registrata un anno fa.
In Campania, rispetto a 7 giorni fa, i livelli idrometrici dei fiumi Volturno, Garigliano, Sarno e Sele risultano in consistente diminuzione, a causa della fine della fase di intense piogge, che avevano caratterizzato lo scorso mese di dicembre; in ripresa sono i volumi dei bacini del Cilento, mentre il lago di Conza è attestato poco oltre la quota massima di regolazione autorizzata.
Anche nei bacini della Puglia sono in ulteriore crescita le disponibilità idriche, che segnano circa 40 milioni in più rispetto allo scorso anno (fonte: Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale).
Infine, va segnalata la condizione idrica della Sardegna dove, per il quarto anno consecutivo, è in crescita l’attuale percentuale di riempimento degli invasi, che tocca l’83,07% contro l’80,87% d’un anno fa (cioè circa 40 milioni di metri cubi d’acqua in più).