BENEVENTO – Nel ‘Vigneto Sannio’ si attende con particolare interesse l’arrivo della primavera.
Lo sguardo dei protagonisti del comparto vitivinicolo sannita è rivolto all’avvio del ciclo vegetativo annuale della vite che in questo 2022 – che dovrebbe sancire la definitiva ripartenza dopo la pandemia Covid19 – coinciderà anche con l’avvio delle azioni di disseminazione dei risultati del progetto ‘Terroir intelligenti del Sannio – INNovazioni per una FAlanghina Resiliente’ (Innfares), finanziato nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 (Tipologia 16.1.1).
L’obiettivo è quello di aumentare la resilienza del vitigno falanghina al cambiamento climatico che ben si avverte anche nelle vigne del Sannio. L’iniziativa coinvolge il Sannio Consorzio Tutela Vini (capofila) e le cooperative Cantina di Solopaca, La Guardiense e Vitivinicoltori del Taburno e si avvale del prezioso contributo scientifico del Dipartimento di diritto, economia, management e metodi quantitativi dell’Università degli Studi del Sannio e della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, nonché del supporto della società di servizi alle imprese Risorsa.
L’attenzione è focalizzata sul vitigno principe della viticoltura sannita, che con circa 2.300 ettari rappresenta il cuore pulsante dell’economia vitivinicola di una provincia dove si produce oltre la metà del vino campano. «Si tratta di un percorso – spiega Libero Rillo, presidente del Consorzio Sannio – che va snodandosi in una serie di attività che per circa due anni impegna viticoltori e studiosi in interessanti interventi sul campo al fine di sperimentare un modello di gestione adattiva dei vigneti di Falanghina. Un modello che sia in grado di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici sui vitigni, salvaguardando così la grande qualità dei nostri vini e definendo nuovi contenuti comunicativi efficaci per la loro valorizzazione sul mercato, sposando tematiche attualissime come quelle della resilienza e della sostenibilità della vitivinicoltura».
Il tutto articolato in sei fasi: dopo l’avvio dedicato all’azione di coordinamento, attenzione puntata alla realizzazione e gestione della rete di aree viticole omogenee di riferimento (“laboratori verdi” della Falanghina del Sannio Dop), alla messa a punto di strumenti innovativi di monitoraggio e gestione adattiva delle info relative al patrimonio viticolo della Falanghina del Sannio, alla creazione di un sistema organizzativo a supporto delle decisioni delle imprese vitivinicole, alla misurazione della sostenibilità ambientale ed economica e della disponibilità a pagare per la Falanghina resiliente.
Ora, come già detto, si attende l’avvio della fase di comunicazione, con il trasferimento e la diffusione delle pratiche colturali e delle innovazioni che sono state messe a punto. Quello che in gergo viene chiamato trasferimento del know-how ai viticoltori, per fare in modo che sia poi possibile mettere in atto una strategia da seguire a livello globale. Non a caso, il progetto coinvolge le tre grandi cooperative sannite, che mettono insieme circa duemila viticoltori. Saranno loro i principali protagonisti, che opereranno in prima linea in quella che sarà una progettazione pilota il cui principale scopo è quello di disseminare particolari innovazioni agronomiche e gestionali, utili alla tutela della biodiversità e all’incremento dei margini di redditività aziendali, elevando ulteriormente l’eccellenza del prodotto.
«La Falanghina, prodotto di punta dei terroir sanniti – dichiara il professore Giuseppe Marotta, responsabile tecnico scientifico del progetto – appare particolarmente vulnerabile di fronte ai cambiamenti climatici. In questo contesto, bisogna considerare i terroir come unità funzionali, rispetto alle quali elaborare una strategia intelligente di resilienza e contrasto al global change a scala consortile, territoriale, geografica. L’obiettivo è quello di portare un valido contributo, per fare in modo che il Consorzio, con le aziende associate e non, possa costruire un modello fortemente innovativo. Una rete intelligente dei terroir, per la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico sulla qualità dei vini. Da oltre un anno, nonostante il Covid, i gruppi di lavoro sono impegnati assiduamente. Partendo dalla raccolta dei dati fisiografici, pedologici, climatici si è iniziato a censire un’anagrafe dei terroir del Sannio.
Ogni vigneto oggetto di studio è stato identificato con un codice univoco che dovrà raccontare tutta la sua storia: microclima, morfologia, suolo, sistema gestionale. In tutto questo, un ruolo fondamentale lo rivestono i viticoltori: ognuno di loro rappresenta un’antenna, un terminale intelligente, che attraverso una semplice app riuscirà ad acquisire tutte quelle informazioni, apparentemente complesse, ma di grande utilità per la gestione delle proprie vigne. Un nuovo modo di intendere la viticoltura in un territorio dove la coltura della vite ha una lunghissima tradizione. In questo modo l’innovazione – conclude Marotta – garantirà una migliore sopravvivenza dei vigneti, nonché una migliore qualità e resa nel vino poi prodotto».