ROMA – A causa del Covid le pizzerie italiane italiane hanno subito nel 2021 un crack da 2,5 miliardi di euro, rispetto a prima della pandemia, a causa di chiusure e restrizioni, oltre alla presenza “a singhiozzo” dei turisti stranieri.
E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti diffusa in occasione della giornata dedicata al simbolo della cucina italiana più conosciuta nel mondo che si celebra il lunedi 17 gennaio, in piena ripresa dei contagi.
I consumi sono stravolti da circa 10 milioni di italiani a casa perché positivi al covid, hanno avuto contatti a rischio e sono in quarantena o smart working con il crollo delle vendite nei locali che ha – sottolinea Coldiretti – un impatto pesante sui bilanci delle 63mila attività presenti sul territorio nazionale, dove sono impiegati circa 200mila addetti.
Si registra peraltro il boom delle consegne a domicilio che tuttavia non è sufficiente a coprire le perdite e sostenere i bilanci del settore con le difficoltà che continua la Coldiretti – si trasferiscono lungo tutta la filiera considerato che a pieno regime nelle pizzerie ogni anno si stima vengano impiegati 400 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro. Senza dimenticare – continua la Coldiretti – il taglio dei consumi di vino e soprattutto di birra che trovano nelle pizzerie un canale privilegiato di vendita. La chiusura forzata dei locali ha dunque un impatto devastante non solo sulle imprese e sull’occupazione ma anche – rileva la Coldiretti – sull’intero sistema agroalimentare che ha visto chiudere un importante sbocco di mercato per la fornitura dei prodotti.
Le difficoltà della ristorazione non hanno spento però l’amore degli italiani per la pizza tanto che oltre un cittadino su 3 (34%) ha aumentato i consumi di pizza, secondo un sondaggio condotto sul sito www.coldiretti.it. Il 23% dei cittadini ne ha mangiata di più ricorrendo all’asporto o alla consegna a domicilio, mentre un altro 8% ha fatto ricorso al fai da te, anche con il coinvolgimento dell’intera famiglia, a partire dai bambini. E c’è pure un 3% che ha aumentato la frequentazione delle pizzerie quando le restrizioni e le chiusure glielo hanno permesso. Per un 40% di italiani i consumi sono rimasti gli stessi mentre per un altro 26% sono diminuiti, principalmente per la difficoltà o la paura di recarsi nei locali, secondo Coldiretti.
Nata a Napoli, la passione per la pizza – continua la Coldiretti – è diventata planetaria, con gli americani che sono i maggiori consumatori con 13 chili a testa mentre gli italiani guidano la classifica in Europa con 7,6 chili all’anno, e staccano spagnoli (4,3), francesi e tedeschi (4,2), britannici (4), belgi (3,8), portoghesi (3,6) e austriaci che, con 3,3 chili di pizza pro capite annui, chiudono questa classifica.
Nel dicembre del 2017 – conclude la Coldiretti – è avvenuta l’iscrizione dell’“Arte dei Pizzaiuoli napoletani” nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco che riconoscere il forte legame culturale della tradizione con l’Italia.