BOLOGNA – In un mercato più che raddoppiato, negli ultimi dieci anni le vendite di prodotti biologici nei supermercati sono quasi quadruplicate arrivando a 2,2 miliardi di euro, mentre nel canale storico ruotano intorno a un miliardo di euro, come nel 2012. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto pubblicato da Bio Bank, la banca dati che da oltre trenta anni monitora il settore delle vendite del bio.
In dieci anni l’incidenza dei due canali sul totale delle vendite al dettaglio si è quindi capovolta: i supermercati sono saliti dal 31 al 56%, i negozi sono scesi dal 53 al 26%, in linea con quanto accade in Francia e Germania. In continua crescita anche i prodotti biologici a marchio della grande distribuzione, passati dai 644 del 2001 ai 5.851 del 2020, un’offerta che si è quindi moltiplicata per nove in vent’anni. Nel 2020 si somma il balzo aggiuntivo per l’entrata nel rilevamento di Dm, catena di drugstore con un forte accento sul bio, che porta in Italia il modello tedesco, specializzato su bellezza e pulizia, ma integrato con l’alimentazione.
L’ortofrutta rappresenta il 22% di tutte le referenze bio nelle marche della Gdo. Considerando che per ogni prodotto bio a marchio della Gdo (Mdd) ne entrano quasi tre con le marche dell’industria (Idm), si stima un totale di 22mila referenze bio, variamente distribuite in circa 24mila punti vendita, solo nelle 27 catene censite. Nel 2020 restano 8 le catene della Gdo con prodotti equosolidali nelle proprie marche, con un assortimento di 100 referenze. Salgono invece a 13 le catene con cosmesi naturale o bio certificata per un totale di 766 referenze. La scelta di investire su una propria marca certificata di cosmesi è la naturale evoluzione dell’offerta a marchio di alimenti biologici.