VENEZIA – La legge 233/2021, meglio conosciuta come superbonus turismo, ha istituito due misure d’intervento destinate alle imprese turistiche.
Si tratta di un credito d’imposta fino all’80% delle spese ammissibili e di un contributo a fondo perduto pari al 50% delle spese, per un importo massimo di 40 mila euro. Due misure importanti, ma di difficile applicabilità per gli agriturismi.
“I benefici del superbonus sarebbero innegabili – sottolinea Leonardo Granata, presidente di Agriturist Veneto e vicepresidente nazionale del settore per l’associazione degli agriturismi di Confagricoltura -. Sarebbe l’occasione per mettere in atto interventi finalizzati a migliorare l’efficienza energetica delle strutture, la riqualificazione antisismica, il superamento delle barriere architettoniche e perfino digitalizzare le imprese e ottimizzare la connessione wi-fi.
Riuscire ad accedere alle agevolazioni appare, però, un’operazione non facile, non solo per la complessità della documentazione da produrre, ma anche in relazione del meccanismo del click day. In pochi minuti vengono esauriti tutti i fondi a disposizione e ad avvantaggiarsi sono le imprese con maggiori risorse, che possono permettersi di pagare dei servizi dedicati per avere più chance di vittoria. Pur apprezzando la volontà di dare un sostegno alle aziende del turismo, che hanno pagato e stanno pagando uno scotto altissimo per la pandemia, riteniamo che per il settore agrituristico dovrebbero essere varate misure specifiche, tarate sulle esigenze di piccole aziende che sono perlopiù a conduzione familiare”.
Dopo un’estate in ripresa e un autunno promettente, gli agriturismi hanno segnato nuovamente un crollo delle prenotazioni a causa della risalita dei contagi. “Il ciclone Omicron ci ha messo di nuovo in forte difficoltà nel momento in cui ci stavamo riprendendo – spiega Granata -.
Fino a Natale avevamo registrato una discreta presenza, con un buon movimento sul fronte della ristorazione. Da Capodanno in poi, invece, c’è stato il tonfo delle prenotazioni e c’è una forte situazione di incertezza anche per la primavera. Siamo preoccupati soprattutto per l’instabilità data dalla pandemia, che non ci consente di programmare le nostre attività. Perciò chiediamo misure concrete di sostegno, che aiutino i nostri 1.500 agriturismi veneti a guardare avanti con fiducia dopo due anni durissimi”.