CAVAION VERONESE (VR) – Dopo due campagne di raccolta pari a zero, il DM 23 novembre 2021 esclude quasi totalmente i produttori dell’olio Garda Dop dagli aiuti alla filiera. A denunciarlo è il Consorzio di Tutela dell’olio extra vergine di oliva Garda Dop (470 produttori tra Veneto e Trentino), in seguito alla lettura del Decreto Ministeriale del 23 novembre 2021 inerente criteri e modalità di utilizzazione del Fondo per lo sviluppo e il sostegno della filiera olivicola-olearia.
Un sostegno economico a lungo invocato dal comparto, che arriva in un anno particolarmente complicato per l’olivicoltura gardesana (dopo quella del 2019, anche la raccolta 2021 è stata nulla) assegnando alla filiera olivicola olearia 30 milioni di euro per investimenti e ammodernamenti degli impianti. Ma il tanto atteso Decreto, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.5 dell’8 gennaio 2022, esclude – di fatto – la maggior parte dei produttori di olio Garda DOP dai contributi. Delle risorse del «Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura», infatti, potranno beneficiare solamente “i produttori olivicoli associati ad organizzazioni di produttori riconosciute” e con una “superficie minima interessata pari a 2 ha”.
«Una scelta – sottolinea la presidente del Consorzio di Tutela, Laura Turri – che a noi produttori appare in contrasto gli obiettivi del D.M. e con il ruolo stesso del Consorzio di Tutela che, come riconosciuto dallo stesso Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, è quello di tutelare e promuovere il prodotto Garda Dop ma anche assistere i soci nel perseguire la qualità dell’olio e la sostenibilità della filiera di cui facciamo parte».
Altro tema fondamentale è l’ammissibilità al contributo solo per le aziende la cui superficie a oliveto sia pari o superiore a 2 ha, limite che, per il Garda Dop, vuol dire non concedere aiuti ad oltre l’80% degli olivicoltori. «In questo l’olivicoltura del Garda è molto più simile ad altri settori – prosegue la presidente Turri – ad esempio al comparto del vino, ma se nel settore enologico i sostegni vengono erogati anche a chi possiede piccolissimi appezzamenti di vigneto, salvaguardando così produzioni storiche e di nicchia, non altrettanto avviene per la filiera olivicola-olearia; anzi, come sottolineato nel Decreto, il Ministero preferisce dare priorità agli investimenti nelle aree di maggiore superficie e caratterizzate da una grande densità. Purtroppo, questo significa non tenere conto della particolarità del nostro territorio, la cui morfologia non consente l’ampliamento degli uliveti».
Sarebbe proprio la conformazione territoriale, tra le montagne e il lago, a garantire l’altissima qualità del prodotto (oggi l’olio Garda DOP è tra le prime dieci Dop olivicole d’Italia) e a disegnare i confini degli oliveti, con la conseguente parcellizzazione delle produzioni: basti pensare che la superficie totale iscritta alla denominazione è di 793 ha, distribuita tra 549 olivicoltori. «Paradossalmente, è proprio questa particolare struttura geografica ad escluderci dai sostegni economici destinati alla filiera di cui facciamo parte» chiosa la presidente.
Il rischio è l’abbandono che, oltre ad implicare la perdita di un prodotto a Denominazione di Origine Protetta tra i più preziosi del Paese, si tradurrebbe anche in un gravissimo danno al patrimonio paesaggistico del Garda, di cui l’olivo è una delle piante più rappresentative e identitarie. Perché è proprio la suddivisione della superficie produttiva in tanti piccoli oliveti, curati “maniacalmente” come giardini e non come aree agricole, ad aver reso le sponde del Garda ciò che oggi il mondo conosce: la “Riviera degli ulivi” dove, sulle “terrazze” affacciate sul Lago, nasce da secoli un prodotto di altissima qualità, celebrato già a partire dal Medioevo.
«Come Consorzio di Tutela dell’olio Garda Dop, auspichiamo che questo nostro grido di aiuto sia ascoltato da chi potrà trovare soluzioni e risorse da destinare al sostegno dei nostri olivicoltori che coltivano e proteggono gli olivi del Garda, nonostante un risultato economico sempre meno soddisfacente. – conclude la presidente Turri – L’alternativa sarà la scomparsa dell’olivicoltura gardesana e, con essa, la perdita di un patrimonio di cultura, storia, tradizioni, valori e biodiversità di cui noi produttori siamo, oramai, gli ultimi custodi».