BARI – Ennesima tegola per il settore florovivaistico e delle piante ornamentali, con il gelsomino trifogliato che entra nella black list comunitaria delle ormai 36 piante ospiti di Xylella fastidiosa. La denuncia arriva da Coldiretti Puglia, dove questo tipo di pianta produce 300 milioni di euro di valore all’anno, ripercuotendosi anche sugli uffici fitosanitari del territorio e generando un mix esplosivo che metterebbe a rischio la tenuta sui mercati interni e sull’export florovivaistico regionale.
Il settore florovivaistico è fra quelli più duramente colpiti oltre che dalla xylella anche dal Covid-19 e dagli effetti economici generati dalla pandemia ma ha dimostrato una grande capacità di resilienza ed è anche fra quelli che si sta riprendendo più rapidamente – insiste Coldiretti Puglia – con una forte domanda anche dall’estero dove si registra un aumento record del 33% delle esportazioni di piante Made in Italy che impone la tutela di un comparto chiave del Made in Italy agroalimentare.
Gravi i danni d’immagine e sull’export di prodotti florovivaistici causati dalla Xylella fastidiosa, spesso usata come scusa per bloccare ingiustificatamente fiori e piante in vaso Made in Italy – ancora Coldiretti Puglia – con la Direzione Generale della Salute dell’Unione Europea che ha già messo in mora nel 2021 il governo britannico dopo l’annuncio che nuovi requisiti si applicheranno ai Paesi in cui è nota la presenza della Xylella, con le importazioni di piante dei generi Polygala e Coffea consentite solo da paesi in cui non è presente Xylella, l’obbligo di requisiti più rigorosi per l’importazione di olivo, mandorlo, lavanda, rosmarino ed oleandro da paesi in cui è nota la presenza di Xylella, oltre a rigide condizioni per le importazioni, comprese le ispezioni del luogo di produzione e dell’area circostante, i test, le ispezioni pre-esportazione e un periodo di quarantena di un anno prima dell’importazione.
La Xylella è arrivata in Italia portata da piante tropicali giunte dall’America latina e fino a oggi ha infettato oltre 8mila chilometri quadrati con oltre 21 milioni di ulivi colpiti, molti dei quali monumentali, frantoi svenduti a pezzi in Grecia, Marocco e Tunisia e 5mila posti di lavoro persi nella filiera dell’olio extravergine di oliva. Il batterio avanza al ritmo di 2 chilometri al mese e, dopo aver devastato gli ulivi del Salento, minaccia la maggior parte del territorio Ue dove sono stati individuati altri casi di malattia, dalla Francia alla Spagna, dalla Germania al Portogallo.