BRA (CN) – “Richiamare la tutela della biodiversità all’interno della legge fondamentale dello Stato rappresenta un passo importante e un motivo di soddisfazione, soprattutto per un’associazione come Slow Food che, da oltre trent’anni, s’impegna concretamente nella sua difesa”, così Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, all’indomani dell’approvazione in via definitiva della modifica a due articoli della Costituzione italiana, il 9 e il 41, integrandoli con i riferimenti all’ambiente, alla biodiversità, agli ecosistemi e agli animali.
Proprio in virtù dell’esperienza maturata in questi tre decenni, Slow Food coglie l’occasione per ribadire la necessità e l’urgenza di tutelare la biodiversità nell’accezione più ampia del termine. “La tutela della biodiversità non va intesa soltanto come difesa del mondo selvatico – prosegue Nappini – ma anche come salvaguardia delle varietà agricole coltivate e delle razze animali allevate, cioè la biodiversità domestica”.
Secondo un approfondimento di Slow Food, negli ultimi settant’anni sono andati perduti, a causa dell’uomo e delle sue scelte, tre quarti dell’agrobiodiversità che i contadini avevano selezionato nei 10.000 anni precedenti. Il 75% delle colture agrarie presenti a inizio ’900 è scomparso. Dagli anni ’70 del secolo scorso, la produzione agricola si è orientata su un numero ristretto di varietà: tre specie – mais, riso, grano – forniscono il 60% delle calorie necessarie alla popolazione del globo. Il 63% del mercato dei semi è rappresentato da ibridi commerciali ed è controllato da quattro multinazionali che possiedono anche i brevetti degli Ogm e sono leader nella produzione di fertilizzanti, pesticidi e diserbanti.
“Quello di ieri è un passo importante – conclude il presidente di Slow Food Italia – ora si deve agire in modo concreto e veloce. Occorre mettere chi produce cibo in modo sostenibile, ad esempio seguendo i princìpi dell’agroecologia, nelle condizioni di poterlo fare: non lasciamo che le integrazioni della Costituzione rimangano sulla carta o, peggio, vengano vanificate da interessi economici di pochi”.