Legumi. Il 10 febbraio la Fao ne celebra il ruolo fondamentale nelle diete e nelle economie di scala del mondo

ROMA – Fagioli, ceci e piselli sono i tipi di legumi più conosciuti e comunemente consumati, ma ce ne sono molte altre varietà da tutto il mondo, tutte con grandi benefici in termini di sicurezza alimentare, nutrizione, salute, cambiamento climatico e biodiversità. L’Italia è una delle patrie per varietà di questi ortaggi che vengono celebrati nella giornata del 10 febbraio, dal 2016, dalla FAO.

Questa celebrazione rappresenta un’opportunità unica per sensibilizzare l’opinione pubblica sui legumi e sul ruolo fondamentale che svolgono nella trasformazione verso sistemi agroalimentari più efficienti, inclusivi, resilienti e sostenibili per una migliore produzione, una migliore alimentazione, un ambiente migliore e una vita migliore, senza lasciare uno dietro. Con l’aiuto dei governi, del settore privato, dei membri e delle organizzazioni partner, del pubblico e dei giovani, la FAO lavora da anni per facilitare l’osservanza di questa giornata internazionale e sostenere la produzione e il consumo di legumi come parte di sistemi alimentari sostenibili e diete sane.

Ma non solo. I legumi infatti contribuiscono a creare opportunità economiche, sociali e ambientali per sistemi agroalimentari sostenibili. Ma per l’adozione di successo di un’agricoltura a impulsi, i giovani devono essere al centro di ogni strategia ed è per questo che il tema di quest’anno per celebrare questa giornata è proprio legato alla comunicazione dei giovani.

In Italia in 70 anni abbiamo dimezzato il consumo di legumi, ma la rotta sta cambiando. Secondo i dati dell’Istat la domanda di proteine vegetali nei 12 mesi tra giugno 2020 e giugno 2021 è cresciuta più velocemente (+20%) rispetto a quella di proteine animali, tanto che ormai quasi un quarto (22%) di tutte le proteine assunte in Italia ormai è di origine vegetale, ma la pandemia ha accelerato una tendenza già in atto. Secondo elaborazioni di Barilla su dati Istat, la base di ‘legume lovers’ è in costante aumento: nel 2020 più di 1 italiano su 2 (53%) ha mangiato legumi almeno una volta a settimana, in crescita del +15% rispetto a 10 anni fa. Ma l’altra faccia della medaglia evidenzia che ancora il 47% non si avvicina alle 3 porzioni a settimana consigliate dalle Linee Guida nutrizionali del Crea. E oggi, come 10 anni fa, le principali sacche di resistenza si riscontrano tra adolescenti e under 20, tanto tra i maschi quanto tra le femmine, mentre il gradimento verso i legumi si stabilizza dopo i 30 anni e oltre.

Non è un caso che nel 2010 Slow Food abbia dato vita al progetto “Slow Beans” per mappare tutti i legumi con la chiocciola d’Italia, oltre a ricercarne alcune varietà in via d’estinzione. Oggi Slow Beans è una rete italiana di produttori, cuochi e attivisti sensibili al tema dei legumi che condividono l’appartenenza a Slow Food e si riconoscono in un Manifesto di valori e intenti.

 

 

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