ROMA – Dopo aver raggiunto valori record a causa dell’aumento delle quotazioni del gas naturale, il conflitto tra Russia e Ucraina rischia di spingere ancora più in alto i prezzi dei fertilizzanti nel mercato italiano, in un momento cruciale per l’annata agraria, segnato dall’avvio delle semine delle colture primaverili (mais, sorgo, soia) e dalla concimazione cereali autunno-vernini (grano in primis).
Da un’analisi di BMTI, sui listini delle Camere di commercio e Borse Merci italiane, emergono diffusi aumenti nella settimana che va dal 28 febbraio al 4 marzo, con un +3,8% per l’urea, attestata sugli 875 €/t (+120% rispetto a un anno fa), e un +0,9% per il nitrato ammonico, salito sui 675 €/t (+140% rispetto al 2021). I rincari, però, si estendono a tutto il comparto, interessando anche i fertilizzanti a base di potassio e fosforo, con rialzi su base annua del +112% per il cloruro di potassio e del +96% per il perfosfato triplo.
Questi i primi risultati provocati dal blocco dei carichi in partenza dal Mar Nero e dal rischio di uno stop alle esportazioni di concimi da parte della Russia, in risposta alle sanzioni economiche ricevute.
L’area del Mar Nero costituisce, inoltre, uno snodo fondamentale per il commercio globale di questi prodotti, con la Russia primo esportatore mondiale e l’Ucraina che ricopre un ruolo importante per l’export dell’urea (ottavo esportatore mondiale nel 2020), principale elemento nutritivo a base di azoto per le coltivazioni. L’Ucraina, in particolare, con una quota del 15% sul totale, è stato nel 2021 il secondo fornitore di urea dell’Italia, con circa 125mila tonnellate inviate nel nostro paese tra gennaio e novembre (+46% su base annua).