VENEZIA – Agricoltura veneta in allarme per il blocco dell’export legato alla guerra in Ucraina. Le navi sono bloccate a Odessa con il mais per l’alimentazione degli animali, il frumento, la colza e il girasole.
Anche l’Ungheria ha chiuso i rubinetti, decidendo di sospendere le esportazioni di grano per garantire la propria autosufficienza alimentare. La Bulgaria sta seguendo la corrente, con la decisione di sospendere le esportazioni di grano per assicurare i rifornimenti interni e contenere la crescita dei prezzi.
“La situazione sta diventando molto critica – sottolinea Michele Barbetta, presidente di Confagricoltura Padova –. Nella nostra provincia ad alcuni nostri allevamenti del Basso Padovano, di bovini, sono stati bloccati i contratti, già firmati, per la fornitura del mais destinato all’alimentazione degli animali. Dall’Ucraina importavamo il 50 per cento delle materie prime: adesso non arriva più niente. Siccome in Italia produciamo il 55 per cento rispetto al fabbisogno, questo significa che ci sarà carenza di mais per nutrire i bovini. Scarseggerà pure il frumento per le farine e mancheranno i fertilizzanti, perché la Russia ha bloccato le vendite di nitrato di ammonio fino ad aprile. Le conseguenze possono essere pesanti anche per i seminativi, perché rischiano una contrazione dei raccolti”.
Aggiunge Anna Trettenero, presidente di Confagricoltura Vicenza: “In questi giorni stanno arrivando ai nostri agricoltori le mail dai fornitori, dall’Ucraina e altri Paesi dell’Est, che avvertono di non poter più garantire la consegna della merce sia in quantità, sia nei tempi previsti dai contratti. L’Ucraina è caratterizzata da un terreno tra i più fertili al mondo, il cernosem, che è fonte produttiva di frumento tenero, girasole, colza e, in anni recenti, sempre maggiori quantitativi di mais, esportati in gran parte anche in Europa. Le coltivazioni di cereali invernali già seminate sono a rischio, perché potrebbero non essere concimate o raccolte. Se la situazione di guerra continuerà, saranno poi in dubbio tutte le semine primaverili, quindi girasole e mais. Le previsioni sono, quindi, di riduzione delle produzioni e degli approvvigionamenti. Il tutto si ritorce già ora sulla disponibilità di quelle materie prime che integrano le produzioni italiane ed europee, con costi che incidono sulle nostre filiere collegate al latte e derivati, uova, carne e prosciutti. I nostri imprenditori agricoli sono già in difficoltà per gli elevati prezzi dell’energia elettrica, del gas e del gasolio. Analoghi aumenti sulle materie prime per le razioni alimentari degli allevamenti incideranno ulteriormente sulla stabilità del sistema. Il valore dei prodotti agricoli trasformati è destinato a salire. Questo è bene che iniziamo a tenerlo in conto”.
“La situazione va attentamente monitorata – puntualizza Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto -. Ci auguriamo che vengano respinte le iniziative nazionali unilaterali all’interno dell’Ue: va respinto qualsiasi tentativo di protezionismo alimentare tra gli Stati membri dell’Unione. La capacità produttiva di cereali dell’Ue è tale da poter gestire anche questa difficilissima situazione. Serve però un coordinamento della Commissione, alla quale Confagricoltura ha già chiesto di rimuovere, in vista dei nuovi raccolti, i limiti all’utilizzo dei terreni agricoli”.