MILANO – Il 22 marzo è la Giornata mondiale dell’acqua. Considerando che molte aree del pianeta sono alle prese con forme più o meno gravi di stress idrico (incluso il nostro paese, a partire dalla Pianura Padana, con il Po in secca) questa giornata deve costituire una sorta di “chiamata alle armi” per tutelare quella che forse è la risorsa più preziosa che abbiamo: l’acqua.
Che, sempre più spesso, è troppo poca, o al contrario troppa, con precipitazioni molto intense e concentrate in un limitato lasso di tempo.
E uno dei modi più efficaci (ed efficienti) per contribuire a una tutela del nostro patrimonio idrico è una manutenzione scientifica e innovativa dei fiumi, con benefici significativi per i territori nel loro complesso. Per esempio Regione Lombardia (Direzione Generale Territorio e gli Uffici Territoriali Regionali), in collaborazione con il DiSAA dell’Università degli Studi di Milano, ha elaborato un piano di manutenzione focalizzato su quattro cruciali corsi d’acqua lombardi: il fiume Oglio sopralacuale, il fiume Olona, i torrenti Staffora e Pioverna.
La scienza è ormai giunta a una nuova consapevolezza: il paesaggio di un fiume non è statico ma al contrario è un’entità dinamica nel tempo e nello spazio (come diceva l’antico filosofo greco Eraclito, non ci si bagna mai allo stesso fiume). Ecco perché nel corso dei due anni del progetto (dal 2019 al 2021) sono state effettuate una serie di operazioni, come ad esempio censimenti e rilevamenti, per monitorare lo stato attuale delle opere di difesa presenti in alveo e sulle sponde dei corsi d’acqua, nonché calcoli sulla portata d’acqua dei fiumi (strettamente influenzato dalle conseguenze dell’antropizzazione e del cambiamento climatico in atto) e sullo stato ecologico dei loro habitat spondali.
L’approccio moderno proposto dal gruppo di lavoro del DiSAA diretto dal professor Gian Battista Bischetti, è consistito nell’implementazione di buone pratiche in grado di “rinaturalizzare” i fiumi, cioè, da una parte, sfruttare – laddove possibile – le aree demaniali limitrofe al corso d’acqua per garantire un maggiore spazio libero dove favorire l’esplicarsi dei processi fluviali, e dall’altra agire sulla sua sezione trasversale, sul profilo longitudinale e sull’aspetto planimetrico con un occhio più attento alla gestione della vegetazione ripariale. Al termine del lavoro, sta ai ricercatori del DISAA supportare gli enti locali per rendere operativo lo studio.
Un esempio concreto di azione consiste nel ripristino di canali secondari scomparsi nel tempo, attraverso la mobilizzazione del sedimento, il taglio della vegetazione – quando di ostacolo al normale defluire delle portate o fonte di pericolo in caso di fluitazione – o la demolizione di opere di difesa – quando non impegnate più a svolgere le funzioni per cui furono progettate.
In generale è stato evidenziato come, in fase di progettazione di attività di manutenzione di corsi d’acqua, anche alla luce dei cambiamenti climatici in atto, sia sempre più urgente far convergere le esigenze naturalistiche e paesaggistiche con quelle di sicurezza e di sostenibilità ambientale.
“La manutenzione dei corsi d’acqua – aggiunge Bischetti -: passa da una corretta pianificazione e programmazione delle risorse combinando le esigenze locali alla visione corale del territorio, e da una più rafforzata comunicazione tra enti locali e regionali con i professionisti incaricati della progettazione e realizzazione di interventi di difesa del suolo.”