CREMONA – “Come previsto, seppur lentamente, la malattia si sta espandendo e il costante monitoraggio legato al sistema di sorveglianza messo in campo da Mipaaf e Regioni conferma che la zona interessata si è allargata verso ovest”.
Vittorio Guberti, medico veterinario presso l’Ispra (Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale), sarà uno dei relatori che il 20 aprile prossimo, a Palazzo Trecchi a Cremona, daranno vita al convegno organizzato da EV Edizioni Veterinarie dal titolo: Emergenza PSA: un presente da gestire un futuro da difendere (www.suinicolturacongress.it).
L’appuntamento dedicato agli allevatori, ai veterinari e a tutti gli operatori del settore suinicolo italiano si svolgerà in presenza, nel pieno rispetto delle norme antiCovid previste (a partire dalle ore 9).
“L’area particolarmente vasta dove all’inizio dello scorso mese di gennaio  sono state rinvenute le prime carcasse di cinghiale infette – spiega Guberti – localizzata tra Piemonte e Liguria, ha fatto capire subito che ci trovavamo di fronte a un’infezione diffusa, che doveva essere stanata fino ai bordi dei territori più vicini alle province di Piacenza e Pavia e delle zone limitrofe”.
Zone collocate in Emilia Romagna e Lombardia, regioni ad alta vocazione suinicola e da allora in stato di massima allerta perché consapevoli che se malauguratamente il virus della PSA irrompesse in uno dei tanti allevamenti presenti sul territorio sarebbe una catastrofe per l’intero comparto.
“Le autorità competenti hanno messo in atto delle misure di eradicazione che prevedono la recinzione dell’area infetta, peraltro come detto molto vasta e abbastanza impervia – continua Guberti – Questo è un aspetto che complica le cose e che mette sullo stesso piano due regioni, la Liguria e il Piemonte, con realtà totalmente differenti in termini di produzione suinicola. La prima infatti conta un patrimonio di animali equivalente a poche decine di migliaia, mentre il Piemonte rappresenta una delle 5 regioni dove si contano numeri di suini allevati molto importanti, soprattutto nella zona di Cuneo. Questo però non può condizionare le modalità di intervento che devono essere condotte in modo univoco e ben coordinato come si sta cercando di fare. Le recinzioni rappresentano l’unica barriera contro il possibile dilagare della malattia. ù
Si tratta di una vera e propria sfida che richiede un enorme sforzo collettivo, cospicui investimenti economici, interventi tempestivi e un coordinamento efficiente. Il nostro Paese non è un grande esportatore di carne suina, bensì di salumi Dop, a iniziare dal Prosciutto crudo. Per questo, oltre all’ingente danno economico, se ci trovassimo di fronte a una malaugurata diffusione di Peste suina africana il danno di immagine che ne deriverebbe sarebbe enorme, un danno che peraltro stiamo in parte già pagando con il blocco degli acquisti deciso da alcuni Paesi extraeuropei, parte dei quali si è mossa praticamente subito in questa direzione”.
Il recente Manuale delle emergenze da peste suina africana in popolazioni di suini selvatici, datato 21 aprile 2021 e redatto dal ministero della Salute in collaborazione con Vittorio Guberti, Carmen Iscaro e Francesco Feliziani, quest’ultimo Responsabile del Laboratorio nazionale di riferimento per le pesti suine (Cerep) e anche lui tra i protagonisti del convegno del 20 aprile prossimo, nella sua nota introduttiva definisce “non trascurabile” il rischio di ingresso della malattia sul territorio italiano e in particolare nelle regioni all’epoca indenni del nord Italia, soprattutto perché a preoccupare, riporta,  “è la capacità del virus di effettuare salti geografici, attraverso alimenti, materiali o mezzi contaminati veicolati dall’uomo che determinano la comparsa della malattia nelle popolazioni di cinghiali, anche a distanza di molti chilometri da quelle infette, come recentemente avvenuto in Belgio e nella Repubblica Ceca”.
Proprio il Belgio per Vittorio Guberti rappresenta un esempio emblematico. Qui, nel 2018, la PSA fece la sua comparsa con le stesse modalità registrate a gennaio in Piemonte. “Il Governo investì immediatamente 3 milioni di euro realizzando un capillare sistema di recinzione grazie al quale è riuscito a eradicare la malattia – sottolinea –. La PSA è una malattia che paradossalmente prende per sfinimento. La sua contagiosità non corre veloce, il problema è che non smette mai di correre”.
Secondo quanto riportato dal Manuale, “in base all’evoluzione dell’infezione nel cinghiale si stima che nell’Unione europea siano attualmente interessati 350.000-400.000 km quadrati di territorio, con una popolazione post-riproduttiva, certamente e largamente sottostimata, di oltre 500mila cinghiali coinvolti“.
La partecipazione al convegno è gratuita ma è obbligatoria l’iscrizione. A questo link https://www.suinicolturacongress.it/iscrizione.html .