ROMA – La sentenza del Consiglio di Stato, pubblicata ieri, – che aveva ad oggetto una clausola della convenzione 2020-2021, prorogata anche per il 2022, tra l’Agea e i Centri di Assistenza Agricola – ribalta l’esito della sentenza di primo grado.
La convenzione regola lo svolgimento delle funzioni pubbliche delegate in materia di gestione dei fascicoli aziendali degli agricoltori italiani.
La clausola impugnata – sottolinea Agea in una nota stampa – prevede che per lo svolgimento delle funzioni pubbliche delegate da Agea ed in particolare per l’accesso al Sistema Informativo Agricolo Nazionale, i CAA debbano impegnare solo lavoratori dipendenti dei soggetti delegati.
La sentenza del Consiglio di Stato, in via definitiva – fa sapere Agea – capovolge l’esito della sentenza di primo grado stabilendo, tra l’altro, in modo inequivocabile, tre principi che accolgono integralmente i motivi sostenuti in giudizio dall’Amministrazione:
- Il modulo organizzativo previsto dalla convenzione impugnata, che comporta la necessità che gli operatori dei CAA destinati all’esercizio delle funzioni pubblicistiche delegate da Agea per l’accesso al Sistema Informativo Agricolo Nazionale siano dipendenti dei soggetti delegati, non risulta irragionevole o non proporzionato o indebitamente afflittivo o discriminatorio, rispetto alle finalità d’interesse pubblico generale di garantire la regolarità, trasparenza e legalità nella gestione degli aiuti finanziari dell’Unione europea in agricoltura, gestiti proprio a mezzo del Sistema Informativo Agricolo Nazionale.
- L’Agenzia ha agito nel suo ambito di competenza disciplinando l’esercizio delle proprie funzioni pubblicistiche, anche quando delegate, senza intaccare l’autonomia organizzativa dei CAA.
- Il Direttore di Agea che ha adottato lo schema convenzionale contenente la clausola contestata non era in conflitto d’interessi, come invece sostenuto dalle controparti.
“La vicenda – sottolinea il direttore di Agea, Gabriele Papa Pagliardini – ha visto contrapposti interessi pubblici ad interessi privati e, per il fatto di avere voluto perseguire l’interesse pubblico generale, e garantire la regolarità, trasparenza e legalità nella gestione degli aiuti finanziari dell’Unione europea in agricoltura, sono stato tenuto per mesi sotto attacco di lobby alle quali evidentemente non andavano bene le scelte legittime dell’Amministrazione”, così il direttore di Agea. L’azione di riforma dei Centri di Assistenza Agricola, dopo quasi due anni di stop forzato, può ora proseguire nell’interesse esclusivo degli agricoltori italiani, e qualcuno ora dovrà rispondere del suo operato nelle sedi opportune per avere procurato al sottoscritto un grave danno di immagine con motivazioni che il Consiglio di Stato ha ritenuto assolutamente infondate”.